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Il boss della mafia Toto' Riina subito dopo la sua cattura, in una foto del 15 gennaio 1993. ANSA

E’ di questi giorni il dibattito sollevato dalla suprema corte sulle condizioni del fenomeno Riina, l’Italia si è divisa in due grandi schieramenti si e no, ma prima di generare un vostro pensiero inviterei tutti a leggere uno stralcio degli interrogatori dei pentiti eccone un pezzo:

………..”Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era, come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle, era tenero, sembrava fatto di burro…Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi. Io ho spogliato il bambino che si era urinato, si era fatto addosso dalla paura. Dopo averlo spogliato, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra. Io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì. Io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena…però era un attimo perché sono andato, uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era…cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire.

…..Penso non ci sia altro da aggiungere…..

 

 

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