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SULMONA – Il sindaco vuole denunciare il Pd e il partito si difende dalle accuse di “calunnie e insinuazioni”. Tra la Casini e il circolo Pd commissariato non scorre buon sangue. E questa non è la novità dell’ultimo minuto. Ma il braccio di ferro che sta andando avanti negli ultimi giorni potrebbe finire in Tribunale visto che il primo cittadino ha minacciato di adire le vie legali dopo che il Pd ha definito il Comune di Sulmona “affaropoli e parentopoli”. E il circolo cittadino del partito, commissariato, non ci sta e risponde alla Casini motivando le proprie posizioni. “È una insinuazione il fatto che siano stati assegnati” incalzano dal Pd “ ad una persona per una sola seduta di commissione 1500 euro più rimborso, e che quella stessa persona pochi giorni dopo sarebbe diventata dirigente del Comune e perciò non ne avrebbe avuto diritto? Ci dica sindaca: è una calunnia il fatto che ad una società con determina dirigenziale n. 182 del 12 settembre 2018, venivano affidati direttamente servizi per un totale di euro 45 mila circa? E ci dica sindaca: è vero o non è vero che di quella società nello stesso giorno in cui veniva firmata la determina, risultava nominato amministratore unico, già proprietario, il figlio del suo ex avversario, ex sindaco, ex consigliere regionale ed oggi sua stampella in consiglio comunale?”. Il Pd accusa la Casini di non avere una “storia politica” e di preferire il precedente Pd, guidato dal consigliere comunale Bruno Di Masci, con il quale è stato siglato un accordo, nei mesi scorsi, che ha garantito la maggioranza all’attuale amministrazione comunale. “Ci risponda sindaca, se può” concludono dal Pd “perché l’unico dato incontrovertibile che emerge sicuramente dalla sua condotta politica ed amministrativa è che lei sta dalla parte di se stessa, saldamente ancorata alla poltrona per la quale altri l’hanno individuata e dalla quale lei non si vuole staccare”. (a.d’.a.)

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