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SULMONA – Semilibertà per due dei cinque detenuti che contribuirono a salvare la vita all’agente aggredito con olio bollente, nel carcere di Sulmona, da un ergastolano. La storia di Andrea Paglieta, promosso recentemente al grado di sovrintendente di Polizia Penitenziaria, continua a tenere banco. L’ultimo riconoscimento arriva per due dei reclusi che intervennero prontamente quella mattina del 20 giugno 2018 tanto da salvare la vita a Paglieta. Fu il Gruppo per l’Osservazione Trattamentale a proporre la semilibertà proprio in funzione del contributo dato in termini di salvataggio della vita del poliziotto penitenziario. A.L e R.Z. hanno raggiunto grazie al loro alto senso civico l’ambito beneficio che gli consentirà di vivere gran parte della loro giornata all’esterno del carcere e per di più in contesti territoriali a loro più confacenti le esigenze familiari. “Se attraverso il prezioso contributo di tutto il personale operante al’interno del penitenziario sulmonese non fosse stato elaborato al meglio il programma trattamentale, ovvero la capacità di fare autocritica e, quindi, la propria rivisitazione criminale i 5 detenuti accorsi in soccorso del poliziotto chissà quale altra decisione avrebbero potuto prendere”- tiene a rimarcare il Segretario Confederale Uil, Mauro Nardella. Sembrava una delle tante ordinarie giornate di servizio passate all’interno della sezione detentiva quella di Andrea Paglieta, assistente capo di polizia penitenziaria di stanza al carcere di massima sicurezza di Sulmona. Quella mattina del 20 giugno di un anno fa qualcosa però andò storto. Durante un giro di perlustrazione all’interno del corridoio dove erano ristretti detenuti tutti di estrazione mafiosa, Paglieta veniva chiamato da un ergastolano, il quale, senza motivo alcuno, non appena lo ha visto giungere dinanzi al cancello della camera, gli lanciò addosso dell’olio bollente. Nonostante le sue doti personali e le capacità professionali dimostrate nell’essersi prontamente riparato gli occhi, sfilatosi la maglietta e respinto l’accendino che il detenuto gli aveva lanciato addosso nell’intento di dargli fuoco, riportava ustioni di primo, secondo e terzo grado, al volto ed al torace. Determinante in quella occasione fu anche l’intervento di 5 detenuti accorsi immediatamente dopo l’accaduto contribuendo a portare in salvo lo sfortunato agente. Due di loro ora sono semiliberi.

Andrea D’Aurelio

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