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SULMONA – Era finito sotto processo per aver occupato alle proprie dipendenze come badante, in qualità di datore di lavoro, una cittadina ucraina sprovvista del permesso di soggiorno del testo unico dell’Immigrazione, ma in realtà la donna non era altro che la sua convivente con la quale aveva cercato di instaurare una relazione. Finisce un altro incubo giudiziario per Carlo Carrozza, 68 enne del posto, assolto oggi dal Tribunale di Sulmona dal reato contestatogli perché il fatto non sussiste, fermo restando la formula dubitativa della mancanza di prove. I fatti risalgono alla sera del 12 aprile 2014 quando Carrozza torna nella sua abitazione e trova la giovane ucraina ubriaca, in stato euforico e alterato. Le ha chiesto a quel punto che cosa avesse fatto ma lei lo avrebbe aggredito verbalmente tanto da costringerlo a richiedere l’intervento di una volante della Polizia. Gli agenti si recano a casa dell’uomo per constatare la situazione. La giovane viene poi ascoltata negli uffici del Commissariato di via Sallustio. Davanti alla Polizia la donna dichiara di non essere stata pagata per il suo lavoro di badante e il 68 enne viene accusato di aver violato il testo unico dell’immigrazione, visto che la donna non era nemmeno in regola con il permesso di soggiorno. Il castello accusatorio è completamente caduto nel corso del processo. L’imputato, difeso dall’avvocato del foro di Sulmona Alberto Paolini, ha dichiarato davanti al giudice che la giovane ucraina non era una sua dipendente ma solo una compagna che aveva conosciuto tramite un’altra persona. Viveva in casa con lui e la figlia  solo per compagnia fino a quando quella sera è scoppiato il parapiglia. Il 68 enne ha riferito di non essere a conoscenza dello stato di illegalità dell’ucraina e che la stessa non si è mai occupata delle faccende domestiche. E’ stata quindi pronunciata la sentenza di assoluzione, richiesta anche dal Pm, per insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero perché il fatto non sussiste.

Andrea D’Aurelio

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