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SULMONA – In soli venti giorni nel mese di dicembre 2019 sono state effettuate ben 161 visite nel reparto di oncologia dell’ospedale di Sulmona, ancora una volta finito alla ribalta delle cronache per l’annosa carenza di personale. Il reparto, in piena emergenza  e vicino al collasso, sta operando con una sola unità in servizio, legata alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila da un rapporto di lavoro a tempo determinato. Il contratto scadrà il prossimo mese di febbraio tant’è che i malati oncologici, che lo scorso anno avevano già promosso assieme al Tribunale per i diritti del Malato una petizione per chiedere il potenziamento dell’organico, sono sul piede di guerra. Gli utenti di oncologia, ritenuto che sia arrivato il momento di passare ai fatti, hanno annunciato agli operatori e agli addetti ai lavori iniziative di protesta che sarebbero disposti a mettere in campo anche a breve se l’imbarazzante situazione non si risolverà. Nelle 161 visite effettuate in venti giorni sono esclusi i piani terapeutici e le altre prestazioni che servono un vasto bacino d’utenza, da Roma a Pescasseroli, passando per Opi e per varie località montane. Lo scorso 15 gennaio è scaduto il termine per presentare domanda di mobilità esterna, regionale e interregionale all’avviso bandito dalla Asl fra aziende ed enti comparto sanità, per la copertura di due posti vacanti da assegnare all’unità operativa complesso di oncologia dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e dell’unità operativa semplice del nosocomio peligno. La Asl cerca un Dirigente medico per entrambi i presidi, specificando che “in assenza di graduatorie utilizzabili, si rende necessario (ndr) bandire specifica procedura di mobilità esterna finalizzata al reclutamento di due unità di personale”. In attesa di conoscere l’esito dell’avviso pubblico, i malati oncologici stanno preparando la protesta, ritenendo che per Sulmona serve  si un Dirigente medico ma in pianta stabile, con un contratto a tempo indeterminato, in grado di rispondere alle esigenze degli utenti che arrivano da dentro e fuori regione. Un reparto che riveste un ruolo così delicato, per i malati oncologici, non può essere tenuto in attività con un solo medico e con carichi di lavoro eccessivi che si vanno a ripercuotere inevitabilmente sulle loro esigenze e terapie.

Andrea D’Aurelio

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