banner
banner

SULMONA – Sono 33 gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Sulmona che scendono in campo per la tornata elettorale del prossimo 26 maggio. Ed è bastato poco per riaccendere tutte le polemiche per le candidature che vengono definite solo simboliche, per restare cioè un mese senza impegni di lavoro e come quasi sempre è accaduto per raccogliere zero preferenze, nemmeno la propria. E non sarebbe certo la prima volta: nelle amministrative di due anni fa nei Comuni di Barrea e Civitella Alfedena, in provincia dell’Aquila, si sono presentate liste “aliene”, infarcite di agenti penitenziari e poliziotti, in parte significativa provenienti, curiosamente da Colleferro nel Lazio.Ma a difendere i poliziotti penitenziari ci pensa il Segretario Confederale della Uil Abruzzo, Mauro Nardella, secondo il quale “va cambiata la legge 121 del 1981 che riformando la polizia di Stato e tutte le forze di polizia e le forze armate impone a chi si candida di restare per un mese a casa – sostiene Nardella – come pure chi viene eletto per tre anni sarà esiliato e trasferito in altra sede, sono discriminazioni inaccettabili e vergognose”. “Credo che nessuno si possa permettere di contestare a qualsiasi poliziotto l’opportunità di potersi candidare perché è un diritto sacrosanto e sancito sulla Costituzione”- interviene Nardella- “se nasce una stortura da una legge troppo obsoleta non è colpa nostra. E’ una legge che non può essere ritenuta attuale”. Ma Nardella tiene a precisare che “chi si candida viene messo fuori dai giochi dal punto di vista della stazionalità nel luogo in cui opera”. L’invito del sindacalista è quello di approfittare della campagna elettorale per porre l’accento anche sui problemi che affrontano tutti i giorni i poliziotti penitenziari.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento