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SULMONA – Il Comune si costituirà parte civile contro i furbetti del cartellino. Niente di nuovo sotto al sole, almeno per noi di Onda Tg, dal momento che lo scorso febbraio il sindaco Annamaria Casini aveva annunciato ai nostri microfoni l’azione in giudizio dell’ente che contesta ai dipendenti il danno d’immagine. Ma con la delibera di Giunta numero 181 del 19 settembre scorso, pubblicata solo oggi sull’Albo Pretorio del sito istituzionale del comune, è stato messo tutto nero su bianco. La Giunta ha quindi stabilito che il Comune si costituisca parte civile nel procedimento penale a “carico dei nove imputati nei cui confronti si procede con riferimento agli illeciti loro contestati”. Come pure l’esecutivo ha provveduto a nominare difensore dell’ente, l’avv. Marina Fracassi, responsabile dell’Ufficio Legale dell’Ente, “autorizzando il sindaco a sottoscrivere la relativa procura speciale per la costituzione di parte civile”. Per la Finanza erano 44 i dipendenti comunali infedeli. Dopo i primi 12 rimproveri verbali e in seguito alla lettura della documentazione fornita dalle Fiamme gialle, sono state inviate dall’ufficio 25 provvedimenti disciplinari ad altrettanti dipendenti. Alla fine i provvedimenti sono stati i seguenti: un licenziamento, due sospensioni per 6 mesi, una sospensione per 4 mesi, una sospensione per 30 giorni, una sospensione per 20 giorni, una sospensione per 8 giorni, 5 archiviazioni, 5 rimproveri verbali, una multa di 4 ore di retribuzione per i restanti 8 dipendenti. Provvedimenti che quasi tutti i dipendenti avrebbero impugnato perché giudicati tardivi rispetto alle contestazioni della Guardia di finanza. Ma non finisce qui. Va avanti l’inchiesta contabile per la quale restano in ballo 18 dipendenti ai quali la Corte dei Conti ha chiesto un risarcimento totale di 275.584 euro di cui 215 mila per danno d’immagine, 50mila per danno da disservizio e 10.584 per indebita retribuzione oltre a interessi, rivalutazione e spese di giustizia. Nell’inchiesta penale invece sono coinvolti nove dipendenti per i quali il sostituto procuratore Stefano Iafolla ha chiesto il rinvio a giudizio. Mentre per altri 15 dipendenti la Procura ha chiesto l’archiviazione perché non sono stati raccolti sufficienti indizi e prove per sostenere l’accusa nel corso del dibattimento processuale.

Andrea D’Aurelio

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