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SULMONA – Centro storico alla sbando. Questa, in sintesi, la critica che arriva dai movimenti di Sbic e Italica all’amministrazione comunale dopo l’avvio dell’esperimento dell’area pedonale urbana e dopo la vicenda delle lanterne sostituite sul plateatico dell’Annunziata. “Per tre anni abbiamo chiesto che sul futuro del centro storico si mettesse in atto, in collaborazione con l’Università dell’Aquila, una iniziativa di ascolto generalizzato per promuovere una maggiore partecipazione e poter deliberare con maggiore consapevolezza. Era ed è una misura di buon senso, invece, niente. L’amministrazione è stata sorda a qualsiasi richiesta e ora dice di volersi imbarcare in ascolti a posteriori, quando i provvedimenti sono già partiti, dei portatori di interesse non si sa bene come organizzati”- ricordano da Sbic che accusa l’amministrazione di una “visione a tentoni” sul centro storico e della conseguente “incapacità di avere una visione unitaria”. La Casini dal canto suo parla di esperimento ben riuscito sull’area pedonale. “ Sono soddisfatta di questa prima prova, andiamo avanti con la sperimentazione dell’area pedonale urbana nei fine settimana di settembre. Questa amministrazione è aperta alle osservazioni costruttive, con l’intenzione di raccogliere idee e suggerimenti tesi a migliorare il provvedimento. Ecco perché al termine di questa prima fase si darà il via a un confronto costruttivo e condiviso con i cittadini, con le associazioni di categoria, i residenti e coloro che hanno a cuore il centro storico da valorizzare”- ribadisce il sindaco. Ma il carico da novanta arriva dal coordinatore di Italica, Alberto Di Giandomenico, che amplia il raggio della riflessione scattando la fotografia di un centro storico “caotico, sbrindellato, sporco con tubi che spuntano ovunque, topi a passeggio e pericolosi spuntoni di ferro che sbucano da terra all’ingresso dei vicoli”. “Invece di distruggere il poco di buono che è rimasto – conclude il movimento identitario – l’amministrazione comunale dovrebbe cominciare a ragionare su quanto c’è da fare e senza improvvisare: si chiama pianificazione e si tratta d’interventi mirati e non a casaccio. Speriamo che almeno dalla Sovrintendenza qualcuno si desti prima che rimanga solo qualche cartolina dell’antico cento storico”.

Andrea D’Aurelio

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