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SULMONA – Stabilizzare tutti i dipendenti a tempo determinato (42 in totale) con contratti a tempo indeterminato part-time e con la possibilità di trasformare a tempo pieno i contratti attraverso i pre-pensionamenti e l’aumento dei servizi svolti. Questa la proposta dell’amministratore unico di Cogesa SpA, Vincenzo Margiotta, alla vigilia dell’incontro di domani alle 15 coi sindacati sulla vertenza dei dipendenti con contratti scaduti e in scadenza. La proposta di stabilizzazione sarà sottoposta all’approvazione dei soci componenti il del controllo analogo del 25 febbraio prossimo e la soluzione scelta sarà inserita all’interno del bilancio di previsione 2019, la cui discussione in assemblea dei soci è prevista per il 28 marzo prossimo. Dalle verifiche effettuate, Cogesa ha bisogno di 47.554 ore di lavoro annue, pari a 24 dipendenti di livello 2 (operatori) in full time o a 42 in part-time. La seconda ipotesi consentirebbe nel tempo di trasformare i contratti a tempo ridotto con l’espansione dei servizi e soprattutto con il pensionamento dei lavoratori in pianta organica. Su quest’ultimo punto, ad esempio, sono 16 i dipendenti che andranno in pensione nei prossimi cinque anni (4 nel 2019, 3 nel 2020, 2 nel 2021, 3 nel 2022 e 4 nel 2023) a cui se ne aggiungerebbero altri 62 per via dei prepensionamenti avviati (11 nel 2019, 8 nel 2020, 11 nel 2021, 13 nel 2022 e 19 nel 2023), per un totale di 78, imponendo all’azienda di sostituirli con un adeguato turn over. Sono 42 i dipendenti a tempo determinato, 8 già scaduto a dicembre, 4 a gennaio e 16 in scadenza al 31 marzo prossimo. Tutti loro sono inseriti nella graduatoria numero 9.1 del 10 maggio 2016, in scadenza il prossimo 10 maggio e non potranno più essere chiamati per svolgere servizio a tempo determinato, avendo già raggiunto il numero massimo di proroghe dei contratti a tempo determinato, consentito dalla legge. La stabilizzazione dei lavoratori consentirebbe di evitare il ricorso alla somministrazione dei contratti interinali, con notevole risparmio di costi per l’azienda. Altri vantaggi sono legati all’aumento dei livelli occupazionali nel territorio, alla valorizzazione delle professionalità formate e alla continuità dei servizi erogati. Il costo di 42 dipendenti part time è di 928.467 euro annui, circa 12mila in più dei 916.409 euro all’anno per i 24 lavoratori full time, che raddoppierebbero a circa 24mila euro aggiungendo i costi di gestione operativa. “Certo sarebbe uno sforzo importante per l’azienda, ma la natura pubblica di Cogesa impone scelte non solo economiche, ma anche di valenza sociale, peraltro supportate dall’aumento dei ricavi confermato nel previsionale 2019 – interviene l’amministratore unico di Cogesa SpA, Vincenzo Margiotta – la scelta comporterebbe spese maggiori legate alla gestione dell’aumento di personale, all’acquisto di nuovi dispositivi di sicurezza e divise, alle visite mediche, alla formazione del personale, allo spazio fisico da dividere negli spogliatoi tra più persone e all’incremento di lavoro per l’ufficio personale e per gli altri uffici collegati. La decisione finale spetterà ai Comuni soci, ma è innegabile che la scadenza di altri 29 contratti al prossimo 31 marzo impone di accelerare le cose e la soluzione da noi prospettata sembra essere al momento la più percorribile, sulla quale spero di avere l’appoggio dei sindaci e dei sindacati, anche perché consentirebbe la salvaguardia dei livelli occupazionali”. (Red)

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