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SULMONA – Non hanno raggiunto l’accordo il sulmonese Gabriele Gravina e Cosimo Sibilia entrambi rimasti in corsa per la presidenza della Federcalcio dopo il terzo scrutinio. Si va al commissariamento. Per il sulmonese i giochi sembravano fatti al momento dell’apertura dell’assemblea. I tre scrutini hanno dato in vantaggio Sibilia ma senza raggiungere il quorum. Damiano Tommasi, il terzo candidato, è uscito di scena al termine della terza votazione. E’ ballottaggio Gravina- Sibilia ma manca l’intesa con il competitor del sulmonese che invita i dilettanti a votare scheda bianca. La palla passa al Presidente del Coni Malagò, unico vincitore di questa anomala elezione. In un’intervista rilasciata all’Ansa il Presidente della Lega Pro aveva già indicato alcune linee guida che avrebbero caratterizzato la sua presidenza. “Il calcio che vorrei è una questione di cuore, ti coinvolge, ti fa gioire, ti fa penare, ti fa piangere e urlare, ti coinvolge e ti entusiasma, nella costruzione di un qualcosa che è fuori di te, ma che, al tempo stesso, è una parte di te che condividi con altri”- è intervenuto Gravina- “Il calcio che vorrei è fatto di lucidità, come ogni attività umana, che coinvolge più persone deve essere gestita e programmata con lungimiranza, competenza e responsabilità, nella consapevolezza che una vittoria sportiva può essere frutto di organizzazione, ma non è vero il contrario. Il calcio che vorrei è emozione. È la corsa a perdifiato di Tardelli nel 1982, oppure l’esaltazione collettiva del 2006, ma anche l’impegno di tutti i nostri uomini e le nostre donne su tutti i campi per onorare la maglia che indossano, nelle vittorie, ma anche e soprattutto nelle sconfitte.Il calcio che vorrei nasce dai valori”. Peccato che è tutto da rifare dopo il nulla di fatto della votazione.

Andrea D’Aurelio

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