SULMONA –  Chiede solo il perdono e non sconti di pena. E’ l’ergastolano Domenico Pace, noto per l’omicidio del giudice Rosario , a scrivere una lettera dal carcere sulmonese di via Lamaccio dove è detenuto. Dopo una vita passata dietro le sbarre, l’ergastolano ha deciso di mettere nero su bianco il suo pentimento. Ieri il caso è finito sul Tg3 regionale. Domenico Pace e Paolo Amico sono stati condannati all’ergastolo dalla corte d’ assise di Caltanissetta nel 1992, alla fine di un processo lungo e tormentatissimo. La sentenza è stata durissima: la corte è andata perfino al di là delle richieste del pm Francesco Polino. Così, dopo il carcere a vita, più pesanti sono state le pene accessorie: sei anni per associazione a delinquere, dieci milioni di multa, un anno di isolamento in carcere. E, ancora, la perdita della patria potestà , l’ interdizione perpetua dai pubblici uffici, la pubblicazione della sentenza all’ albo dei tribunali di Agrigento, Palma di Montechiaro, Caltanissetta e sui giornali. Pace e Amico, che hanno ascoltato impassibili e con distacco la lettura del verdetto, sono stati condannati inoltre al risarcimento della parte civile, i due anziani genitori del magistrato ucciso nel 1990.
A.D.A.