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SULMONA – Aveva rotto solo le membrane superiori e si era recata in ospedale per una visita di controllo. Per partorire doveva aspettare ancora un pò. Il tempo che il marito va al pronto soccorso, per reperire la documentazione necessaria per il ricovero, che le cose cambiano. Alla porta d’ingresso di ostetricia e ginecologia, al terzo piano dell’ala vecchia del nosocomio, la donna rompe le acque. Inizia la corsa contro il tempo. Di scendere in sala parto non è il caso. E’ una questione di minuti se non di secondi. Allora il personale del reparto prende in carico la donna in ambulatorio, assicurando la buona riuscita del parto. Il piccolo Cristian Cavallaro, con la sua fretta di venire alla luce, è nato in mezz’ora. Alle 2,29 del 17 febbraio. Pesa 3 kg e 35 grammi ed ha il sorriso più bello del mondo, stando almeno alle parole di mamma e papà. Il parto precipitoso fortunatamente si può raccontare ma deve far riflettere chi continua ancora a parlare di chiusura del punto nascita. Nei giorni scorsi il verbale del tavolo di monitoraggio è stato notificato alla Regione Abruzzo. Non una notizia dell’ultimo minuto, questo è assodato, ma comunque è un atto che rimette tutto in discussione. E se è vero che il governo vuole rivedere l’accordo Stato-Regioni, non c’è tempo da perdere. “Mio figlio è nato in 29 minuti. Come facevo ad arrivare a Chieti o Pescara? Se ci fosse stata una sofferenza fetale?”- si domanda la donna affiancata dal marito che ripete in continuazione: “il punto nascita deve rimanere”. E allora è bene che chi deve decidere guardi in faccia alla realtà. Non ai numeri, agli studi orografici o ai tempi di percorrenza. La sanità si affronta sul campo e per salvare una vita è questione di pochissimo tempo. E non si poteva aspettare di chiamare un ginecologo per partorire al pronto soccorso o tantomeno richiedere il trasporto in eliambulanza. Sui tempi di percorrenza poi non ne parliamo. Chi gode di memoria storica ricorda il viaggio-inchiesta di Onda Tg che si è immedesimata in una partoriente che, in caso di cancellazione del punto nascita, da Campo di Giove (comune preso come test) arriva a Chieti non prima di 75 minuti. Per chiudere la partita e mettere nero su bianco il mantenimento del reparto non c’è altro tempo. Anche perchè si rischia di generare confusione e insicurezza tra le partorienti. Il piccolo Cristian, che riaccende una speranza, ha il braccialetto numero 23. E siamo solo al 17 febbraio.

Andrea D’Aurelio

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