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SULMONA – Era di venerdì quel 17 ottobre 2014 quando scattarono i sigilli su una parte dell’edificio scolastico De Nino-Morandi di Sulmona per presunti lavori sbagliati post sisma. Dopo cinque anni è praticamente tutto fermo o quasi. Entro la fine dell’anno, come annunciato a Onda Tg dal Presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, sarà bandita la gara d’appalto per i lavori di ristrutturazione dello storico edificio di via D’Andrea per puntare a riconsegnare la sede agli aspiranti ragionieri e geometri per la fine del 2021. Ma si sa che la burocrazia rallenta sempre i tempi. Dopo cinque anni da quel sequestro, concretamente, nulla è cambiato. Se non in peggio. Nella storica sede gli alberi sono caduti per le forti folate di vento, la folta vegetazione diventa sempre più incolta, alcune porte interne sono aperte come denunciato dai residenti della zona. Per lo stato di degrado il comitato De Nino-Morandi, presieduto da Franco D’Amico, presentò anche un esposto in Procura. E per l’intero quartiere sono stati cinque anni di agonia. Non che l’aspetto commerciale conta più della didattica. Ci mancherebbe. Ma la riflessione è doverosa perché dove c’è movimento si può sperare anche in un progresso della comunità. E per la sede del De Nino-Morandi, dopo cinque anni, non è cambiato nulla. Nel mese di agosto 2018 la Provincia dell’Aquila emanò un bando per individuare una sede alternativa in città. Iniziò la lunga trattativa con la S. Antonio Srl ( che aveva messo a disposizione l’ex convento di S. Antonio ora occupato dalla scuola media Capograssi) che non è stata mai sugellata con la firma del contratto. Gli studenti quindi restano nell’Iti di Pratola, una sede sicuramente idonea e all’avanguardia, ma quello che preoccupa è il passare del tempo. In cinque anni si poteva bandire la gara d’appalto, eseguire i lavori e perché no tagliare il nastro. Nulla di tutto questo. 17 ottobre. Fu sera e fu mattina. Cinque anni.

Andrea D’Aurelio

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