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ROMA – Finisce con un nulla di fatto il processo per la discarica dell’ex stabilimento Montedison di Bussi sul Tirino . La quarta sezione penale della Cassazione ha annullato le 10 condanne agli ex manager emesse dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila il 17 febbraio 2017. In particolare, quattro degli imputati vengono assolti per non aver commesso il fatto, per altri sei la Corte ha dichiarato prescritto anche il reato di disastro ambientale riconosciuto in Appello. Le condanne pronunciate in quelle sede, dai due ai tre anni, erano comunque tutte coperte dall’indulto. Ma le parti civili puntavano sulla conferma per i risarcimenti. Ora la strada è tutta in salita. La Cassazione, oltre ad annullare agli effetti penali la sentenza d’Appello, ha anche revocato le statuizioni civili, ossia le provvisionali sulle quali le parti, tra cui presidenza del Consiglio, ministero dell’Ambiente, Regione e Provincia, oltre ad associazioni ambientaliste e privati cittadini, avrebbero dovuto basare la causa in sede civile. La decisione della Corte è stata appresa con sconforto dai legali di parte civile, secondo i quali il risultato è che ora “la bonifica la pagherà lo Stato”. La Suprema Corte ha nuovamente ribaltato l’esito di un processo partito in salita. In primo grado, il 19 dicembre 2014, la Corte d’Assise di Chieti aveva assolto tutti i 19 imputati. I giudici di secondo grado invece avevano riconosciuto il disastro ambientale e quindi condannato 10 degli imputati, mentre avevano dichiarato prescritto l’altro capo dell’imputazione, l’avvelenamento colposo di acque. Ora la Cassazione, annullando le statuizioni civili, ha ritenuto evidentemente il processo prescritto prima della sentenza di primo grado.La sentenza arriva a undici anni dalla scoperta della mega discarica e per quella complessa indagine in molti ricordano la figura dell’ex Forestale Guido Conti, scomparso a novembre 2017. Una lunga trafila giudiziaria che alla fine ha portato all’annullamento delle condanne e al disastro impunito.

Andrea D’Aurelio

 

Andrea D’Aurelio

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