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SULMONA – Entro l’anno la Fca (Fiat Chrysler automobiles) vorrebbe completare lo scorporo della Magneti Marelli di Sulmona. A parlarne è stata “La Stampa” ma l’argomento già comincia a preoccupare lavoratori e sindacati. L’eventuale cessione potrebbe rimettere in discussione il piano di investimenti annunciato sull’azienda.
La necessità di adeguare le linee di produzione alle richieste del mercato che dal 2020 prevedono un aumento esponenziale dei motori ibridi o elettrici, impone il cambio di passo anche alla Marelli. La fabbrica sulmonese, che produce il 75 per cento dei suoi volumi per la Sevel di Atessa, dovrebbe assumere altri 60 dipendenti a tempo determinato per stare al passo col protocollo d’intesa siglato da Ministero dello Sviluppo Economico, Regioni Piemonte, Campania e Abruzzo e Provincia Autonoma di Trento con Fca (ex Fiat) e Centro Ricerche Fiat per la competitività nel comparto italiano dell’auto. Lo scorporo della fabbrica di componentistica controllata al 100% dal Lingotto potrebbe essere l’elemento in grado di accelerare il completamento del vecchio piano dell’amministratore che prevede per fine 2018 l’azzeramento dell’indebitamento di Fiat-Chrysler Automobiles. L’intento, dunque, è quello di consegnare al mercato e nelle mani, o meglio nelle azioni degli investitori, un gruppo solido e privo di debiti. L’eco lontano che arriva a malapena sui disegni di sviluppo e i piani strategici dei vertici di Fca da Torino e Detroit, però, basta a porre una serie di interrogativi sul destino della fabbrica sulmonese e su cosa accadrà in caso di scorporo. L’ansia è legata chiaramente alla tenuta e al futuro dello stabilimento sulmonese sulla Statale 17, che resta l’azienda più grossa di tutto il Centro Abruzzo coi suoi 636 dipendenti.

Andrea D’Aurelio

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