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SULMONA – Flop del trasporto urbano a Sulmona. L’episodio che ha riacceso tutte le polemiche si è verificato nel fine settimana quando un bus che fa parte del parco mezzi in dotazione al comune di Sulmona è andato in avaria nei pressi di Porta Pacentrana e lì è rimasto con tutte le conseguenze del caso per la gestione del traffico e la tutela della pubblica incolumità. La rimozione, dopo ben 48 ore, è avvenuta solo questa mattina. A scattare l’amara fotografia è il coordinamento cittadino di Forza Italia. “Della riorganizzazione del trasporto urbano a Sulmona non se ne percepisce nulla, i servizi rimangono da terzo mondo ed ora anche i mezzi ormai datati e fatiscenti non fanno rientro nella rimessa alla zona industriale”- fa notare il coordinatore Antonio Menchinelli- spiegando che “i cittadini in questo weekend hanno assistito ad un minibus abbandonato presso Porta Pacentrana come fosse un biglietto da visita per l’accesso dei turisti al centro storico. Lo stesso minibus in avaria, è risultato aperto e fermo (privando l’accesso) davanti ad un posteggio per disabili. Al peggio non c’è mai fine per il trasporto pubblico in città e per quanti lo utilizzano per gli spostamenti giornalieri. Dopo la gara andata deserta per l’acquisto di due nuovi mezzi, i vecchi “Pollicino” dimostrano la propria fedeltà alla città tanto da frequentarla anche nei periodi notturni”. I due nuovi bus si andavano ad aggiungere ai 23 mezzi disponibili per il Comune di Sulmona di cui 19 autobus e 4 scuolabus. 12 di essi sono regolarmente funzionanti e 4 in riparazione. Altri 4 mezzi sono praticamente da demolire mentre 3 di loro sono in “stand by”, nel senso che bisogna ancora decidere la loro destinazione. Gli autisti chiamati a condurre i mezzi comunali sono 14. Il rinnovo del parco mezzi si rende quanto mai urgente alla luce di disservizi e proteste più volte finiti alla ribalta della cronaca. Altri due bus dovrebbero arrivare dopo l’accordo stipulato fra Comune e Regione che prevede un finanziamento di 1 milione e 300 mila euro. Ma i tempi restano ancora incerti.

Andrea D’Aurelio

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