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SULMONA – C’è un processo pendente sull’inchiesta riguardante le carcasse sepolte nel canile di Noce Mattei. Dopo il blitz dei Forestali e gli accertamenti della Asl, è venuto fuori che la vicenda giudiziaria ha origine nel 2015 quando partirono alcune segnalazioni riguardo la presenza di alcune carcasse sepolte nella struttura. In quell’esposto si faceva riferimento al luogo dove scavare e al punto dove sarebbero stati sepolti cani e animali. Quella segnalazione però non fece scattare alcun intervento sul posto ( nel senso che non si scavò nel terreno) ma portò comunque all’avvio delle indagini preliminari che poi sfociarono nel dibattimento. Stesso capo d’imputazione e stesso reato contestato. Il prossimo 8 luglio si svolgerà la seconda udienza del processo. Imputata è la Presidente dell’associazione Code Felici. E quella che sembrava un’inchiesta dell’ultimo minuto in realtà affonda le radici nel recente passato. Il nuovo impulso c’è stato nelle scorse settimane con l’operazione condotta dai Carabinieri Forestali all’indomani del nuovo esposto. Si è quindi scoperto che due delle otto carcasse sepolte che sono state rinvenute in un fosso trovato all’interno del canile sarebbero riconducibili all’associazione Code Felici, che gestisce la struttura da otto anni. Decisiva è stata la lettura dei microchip anche se per conoscere con esattezza il responso delle analisi eseguite dall’azienda sanitaria ci vorrà del tempo. L’associazione presieduta da Gabriella Tunno, nel frattempo, si difende per il tramite del suo legale Vittorio Masci. “La cliente mi riferisce di aver fatto richiesta di tutte le fatturazioni emesse dalla ditta incaricata del ritiro degli animali deceduti, per fare un riscontro, poiché l’associazione non ha mai sepolto cani se non una volta quando a causa di una epidemia di cimurro che colpì molti animali fu autorizzata a farlo nelle forme di legge. Potendo avere autorizzazioni o servirsi di una società esterna autorizzata al ritiro degli animali morti non aveva senso seppellirne. Stiamo indagando per l’anomala presenza di altri cani”- interviene l’avvocato Masci. A far scattare l’operazione è stato un esposto di una coppia in cui si denunciava la pratica illegale indicando anche i luoghi dove si doveva scavare. Il reato ipotizzato è quello di smaltimento non autorizzato di rifiuti pericolosi. Saranno necessari ulteriori esami per datare la morte degli esemplari. L’area dove sono state rinvenute le carcasse è stata posta sotto sequestro dalla Procura. La Asl è poi tornata sul posto su richiesta del gestore Gabriella Tunno che ha lamentato l’odore nauseabondo per la mancanza di calce idrata nel pozzo. È probabile ora che i due processi saranno riuniti in un unico procedimento che si spera riesca a far luce sul caso.
Andrea D’Aurelio

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