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SULMONA – La situazione resta critica perchè la carenza di personale è arrivata ai massimi storici ma la “settimana nera” per il pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona può dirsi definitivamente chiusa. Da oggi rientra un medico dalle ferie mentre a breve arriverà una nuova dottoressa che ha accettato la nomina della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila dopo lo scorrimento della graduatoria per l’assunzione di tre dirigenti medici per i pronto soccorso dell’azienda. Una procedura che era stata sollecitata dal Tribunale per i diritti del Malato che aveva già diffidato la Asl a rimettere mano all’organico del pronto soccorso, vicino al collasso. Ed è così che si arriva a cinque unità, compresa la nuova dottoressa che si insedierà a breve, mentre gli altri due medici in corsa hanno declinato l’invito. Cinque medici sono ancora troppo pochi per un pronto soccorso che dovrebbe averne dodici in pianta organica ma sicuramente la boccata d’ossigeno si avvertirà e come. Nell’ultima settimana, quella delle grandi emergenze, il pronto soccorso ha lavorato solo con tre medici che hanno rinunciato al turno di riposo e hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo per garantire la continuità del servizio. Ma non sono stati soli. A dare manforte al reparto in difficoltà ci hanno pensato chirurghi e ortopedici che hanno aiutato i loro colleghi a gestire i carichi di lavoro, nei limiti del possibile e delle proprie competenze. Un lavoro di squadra che mette in risalto la parte più bella della sanità, quella che fa quadrato e fronte comune, per far crescere l’intero presidio. Ora però servono interventi incisivi da parte dell’azienda che deve ancora nominare il responsabile pro tempore, dopo le dimissioni della dottoressa Ciacchi, e indire l’avviso pubblico per un posto da Direttore. Come pure non ci si può dimenticare del pronto soccorso dell’ospedale di Castel Di Sangro che continua a patire la carenza di personale perchè opera con solo due unità più il responsabile pro tempore. Il soccorso è sempre pronto per dirla con un eufemismo ma ora servono nuove azioni concrete

Andrea D’Aurelio

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