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SULMONA – Per una di loro che prestava servizio alle dipendenze di una cooperativa, Luminita Iosub, è arrivata la condanna del Tribunale di Sulmona  a sei mesi e venti giorni di reclusione più l’ammenda da 240 euro (pena sospesa) dopo la richiesta di patteggiamento accolta dal Gup Giuseppe Ferruccio a margine dell’udienza preliminare di questa mattina. Per altri sei il Gup ha firmato il decreto di rinvio a giudizio fissando la prima udienza del processo per il prossimo 18 febbraio mentre per i due custodi del museo, Marino Cagnone e Roberto Fonte, è stata pronunciata la sentenza di non luogo a procedere. Arriva la prima condanna del Tribunale di Sulmona per i dipendenti che sono incappati nell’inchiesta sull’assenteismo, i cosiddetti furbetti del cartellino. In nove questa mattina si sono presentati davanti al Gup, assistiti dai rispettivi legali, che hanno chiesto la perizia sulle videoriprese della Guardia di Finanza che nel 2016 fece scattare l’inchiesta. Secondo gli avvocati quelle rilevazioni furono autorizzate dal Pm e non dal Gip. Il giudice Ferruccio ha rigettato le richieste e ha rinviato a giudizio sei persone, accusate a vario titolo di falsa attestazione e truffa. Per Luminita Iosub, che ha patteggiato, è arrivata la condanna. Il legale, Alessandro Tucci, ha annunciato che non ricorrerà in appello e la sentenza a questo punto è destinata a passare in giudicato. Niente processo per i due custodi del museo che lavoravano in una sede decentrata mentre gli altri sei dovranno affrontare il dibattimento. L’inchiesta penale ha coinvolto altri quindici dipendenti per i quali la procura ha chiesto l’archiviazione e ora spetterà al GIP decidere se allinearsi con la decisione della procura o se rigettare le richieste rimettendo gli atti di nuovo in Procura. Decisive per i 15 indagati esclusi, sono state le memorie difensive presentate, soprattutto dai dipendenti comunali che lavorano nella sede decentrata della ex caserma Pace che hanno puntato tutto sul fatto che le assenze contestate non erano altro che spostamenti quotidiani necessari per raggiungere palazzo San Francesco, sede centrale del Comune. Spostamenti dovuti semplicemente a ragioni di servizio quindi, che non potevano essere segnalati, sempre secondo quanto sostenuto nelle memorie difensive, perché nel sistema marcatempo non era previsto un codice di riferimento che segnalasse le uscite per esigenze di lavoro. L’inchiesta sui furbetti si è strutturata anche su altri due filoni: quello contabile che ha coinvolto 18 dipendenti comunali e quello disciplinare con la sfilza di provvedimenti che sono stati comminati dall’Upd, presieduto dalla Segretaria Comunale Nunzia Buccilli. Ma per le sanzioni disciplinari sono già arrivati i primi ricorsi perche- secondo gli impiegati- non sarebbero state emesse in tempo utile.

Andrea D’Aurelio

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