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SULMONA – Il 17 novembre sarà un anno esatto dalla morte di Guido Conti ma la Procura della Repubblica di Sulmona ha archiviato il fascicolo che aveva aperto lo scorso anno per istigazione al suicidio. Si chiude quindi l’inchiesta giudiziaria che era finalizzata a reperire ulteriori elementi per verificare se dietro quel colpo di pistola, che sancì la fine dell’ex Forestale, ci poteva essere qualche collegamento o qualche responsabilità. Ma di indizi che potevano spingere i magistrati a portare avanti le indagini non sono stati trovati. Un anno dopo resta lo sconforto ma anche le tante domande sulla morte di Conti, fermo restando l’archiviazione della Procura. Riavvolgiamo il nastro. Tutto comincia il giorno prima della morte, quando dopo aver cancellato i dati dal suo pc Conti si reca nell’azienda informatica “Archimede” per l’operazione di vaporizzazione. Un processo che si interrompe ma i file non sono stati recuperati. La Procura aveva comunque conferito l’incarico a un perito. In quello stesso giorno l’ex forestale acquista dei confetti. A chi erano destinati e perché? Nessuna risposta. Come non si riesce ancora a capire, il perché Conti la mattina di venerdì 17 novembre dopo aver acquistato tre buste bianche di formato rettangolare e un francobollo alla tabaccheria di via De Nino, ha prelevato 1500 euro in contanti nel vicino istituto bancario per poi lasciarli a casa. E il destinatario della terza lettera? I magistrati hanno ascoltato anche cinque dirigenti Total, la multinazionale dove l’ex forestale si era insediato dopo aver lasciato l’arma. Un incarico durato quindici giorni perché mercoledì 15 novembre 2017 Conti comunica alla famiglia il suo rientro a casa. Perché queste dimissioni così improvvise? Cosa c’è sotto? Un particolare che spinse un telefonista anonimo, poi uscito allo scoperto, a contattare la redazione PrimaDaNoi e, con voce camuffata, a diffondere la notizia. E si arriva così alle ore più buie. Ultimo accesso a whatsapp alle 9,52. Poi forse c’è un altro messaggio inviato da Conti alle 11 ma se la morte è stata accertata fra le 17 e le 19 ancora non si sa che cosa abbia fatto l’ex generale prima dell’ultimo atto, quel colpo di pistola, sparato a bruciapelo sulla tempia. Il corpo fu ritrovato lungo la strada provinciale morronese. La Procura aprì anche un fascicolo per fuga di notizie in riferimento alla lettera pubblicata sulla stampa dove Conti citava la tragedia di Rigopiano. Ma con quella vicenda l’ex forestale, come confermato dai consulenti della Procura di Pescara, non c’entra nulla. Fra archiviazione e domande ancora aperte si chiude l’inchiesta ma resta il ricordo dell’ex Forestale e la ferita ancora aperta in riferimento a una morte che all’epoca aveva scosso anche la popolazione.

Andrea D’Aurelio

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