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SULMONA – L’allevamento degli animali era solo una copertura. Perché il secondo fine era quello di lucrare decine e decine di milioni di euro di aiuti comunitari. E coloro che continuano a pensare a Sulmona e alla Valle Peligna come un’isola felice dovranno ricredersi. L’inchiesta della magistratura di Messina sulla cosiddetta “Mafia dei Pascoli”, che ha portato a novantaquattro arresti e a sequestro di 151 imprese, fa riferimento anche ai pascoli in nove comuni della provincia aquilana, tra i quali spiccano quelli di Pettorano sul Gizio e Cocullo. Il fenomeno non è così lontano dal territorio peligno e da Sulmona. Si, perché il dato più sconvolgente lo ha reso noto il circolo sulmonese del Pd in conferenza stampa. “Uno dei boss coinvolto nell’inchiesta abbiamo appreso che è stato detenuto per venticinque anni nel carcere di Sulmona e qui avrebbe allacciato rapporti con altri capi clan, finalizzati anche a questo tipo di operazioni”- spiega Teresa Nannarone, Presidente dell’assemblea dei democrat che da tempo stanno dichiarando guerra alla mafia dei pascoli. Per la Nannarone la politica locale deve parlarne, chiamare le cose con il loro nome, senza nascondere nulla. E’ un po’ la mission del Pd che ha voltato pagina come ha ricordato, anche in questa circostanza, il Segretario del circolo Franco Casciani. Ma come lo Stato può essere più vicino agli imprenditori? . “Dai nostri sindaci si presentano imprenditori di calibro, soprattutto del Nord, prendono in fitto terreni ad uso civico e avviano le loro operazioni” hanno spiegato Nunzio Marcelli e Adriano Marrama, chiedendo alle forze politiche, al sindacato, alle istituzioni regionali e di governo, di intervenire subito, evitando di continuare a sottovalutare quanto accade, non abbassando la guardia e trovando adeguate soluzioni legislative per prevenire e reprimere la mafia dei pascoli. Perché poi, nelle carte e nella formalità, tutto sembrerebbe in regola. E’ il sistema che va cambiato.

Andrea D’Aurelio

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