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SULMONA – Ancora 48 ore e la crisi comunale di Palazzo San Francesco sarà risolta. Nel bene o nel male. O si trova una quadra per costruire un “esecutivo comunale di responsabilità”- come ha detto il sindaco di Sulmona Annamaria Casini- oppure si lascerà il Comune nelle mani dell’ennesimo Commissario Prefettizio. La sfida- provocazione ai consiglieri comunali è arrivata proprio dalla Casini nell’incontro informale tenuto questa mattina a Palazzo San Francesco. Una sorta di Consiglio Comunale “camuffato” nel senso che non è stata una seduta istituzionale ma comunque un confronto in aula, forse il più vivace e franco di questi due anni e mezzo della consiliatura Casini. Il sindaco ha prima reso noto di aver azzerato la Giunta Comunale e poi ha dato il via alle consultazioni che dureranno 48 ore. La data da segnare sul calendario è quella del 24 febbraio, termine ultimo per staccare la spina e sciogliere il Consiglio Comunale. “Ho deciso di confrontarmi nelle prossime 48 ore con ciascuno di voi”- ha detto il sindaco ai consiglieri comunali- “per verificare se ci sono le condizioni per costituire una giunta che definirei di responsabilità. Qualora, entro domenica, dal confronto con ciascuno di voi emergesse la volontà di proseguire non esiterò ad andare avanti. Al contrario, qualora questa ipotesi venisse meno, vi chiedo davanti la città di sottoscrivere le dimissioni contestuali per permettere alla città di andare al voto a maggio ed evitare un commissariamento di 15 mesi”. Da lì inizia la serie di reazioni. Apre il giro degli interventi Maurizio Balassone di Sbic che suggerisce una giunta di salute pubblica, aperta a tutte le forze politiche, e non quella che si prospetta legata sostanzialmente al Pd. Per la consigliera Roberta Salvati bisognerebbe fare un ultimo tentativo di ricucitura in maggioranza per “non tradire la volontà elettorale che resta sovrana”. Il consigliere Francesco Perrotta non usa mezzi termine per dire al sindaco che “questa non deve essere una farsa”. Cioè “nel momento in cui si parla di consultazioni il piatto non deve essere già pronto”. Il riferimento è alla mano tesa del Pd che però con i tre consiglieri Antonio Di Rienzo, Fabio Ranalli e Bruno Di Masci si difende. “Qui stiamo cambiando le parti. E’ la maggioranza che ha fallito”- intervengono i tre- “noi guardiamo alla città e non possiamo lasciarla all’ennesimo commissariamento”. Da qui la disponibilità del partito a una giunta di responsabilità su un cronoprogramma e organigramma preciso. Ma i consiglieri chiariscono: “noi non vogliamo né incarichi e né assessorati”. Nessun appoggio al sindaco arriva da Mauro Tirabassi e Alleanza per Sulmona. “Se il sindaco riuscirà a venir fuori da questa situazione lo riconoscerò altrimenti da noi non avrà nessun appoggio”- aggiunge Tirabassi. Ma l’incontro si accende con le scintille fra il sindaco Casini e il capogruppo di Avanti Sulmona, Fabio Pingue. “Se si vuole la giunta tecnica del sindaco, aperta alla città, non si può non tener conto della Lega e i Cinque Stelle, anche se non rappresentati in Consiglio. Ma l’appello a tutta la città deve essere vero”- interviene Pingue interrotto dal sindaco. “Firma Fabio. Lo dovevi fare il 5 febbraio”- interviene la Casini che inizia il suo sfogo. Fino a quando Pingue e Di Marzio abbandonano l’aula. Si dice fiducioso sulle consultazioni il consigliere comunale, Franco Di Rocco, sostenendo che “ci sarà l’impegno dei consiglieri per portare avanti questa amministrazione”. Diversamente Di Rocco si farà ambasciatore delle dimissioni in blocco. Iniziano quindi le 48 ore decisive. Le consultazioni del sindaco Casini sono già incominciate. E, salvo sorprese, decisivo dovrebbe risultare l’appoggio del Pd, come anticipato ieri da questa testata. Alla faccia di chi parla di gossip. Quello lo lasciamo agli altri.

Andrea D’Aurelio

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