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SULMONA – Quello dell’altro ieri in commissione è stato una sorta di autogol politico per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco, Annamaria Casini, sul piano triennale delle opere pubbliche. La relazione certosina del Dirigente del terzo settore di Palazzo San Francesco, Gianfranco Niccolò, ha smascherato errori e ritardi che investono sicuramente la parte amministrativa dell’ente ma anche quella politica che si ritrova a settembre 2019 con un piano triennale delle opere pubbliche ancora fermo al palo o quasi. Il dato che subito salta all’occhio sono le risorse spese per la tanto sbandierata manutenzione della città. Solo 60 mila euro impiegati ( il 20 per cento) a fronte di 300 mila inseriti in bilancio. Ed è così che piovono segnalazioni da diverse zone della città. Ieri un automobilista ha subito un danno al suo veicolo per la presenza di una grande buca fra via delle Metamorfosi e viale Sallustio. Immediatamente è scattata la richiesta di rimborso danni al Comune che solo nel 2018 ha speso 57 mila euro per risarcire gli utenti. Per riparare le strade l’ente avrebbe sicuramente risparmiato. Da viale del lavoro, a due passi del call center 3g, è stato chiesto un intervento di bonifica per l’alta vegetazione sul marciapiede che mette a rischio l’incolumità dei pedoni come pure quella mega buca di piazza Carlo Tresca è diventata virale. L’erba continua a crescere in piazza Tenente Iacovone e in altre zone della città. Per non parlare delle caditoie. Ma l’elenco delle criticità è ancor più folto tant’è che non pochi consiglieri sono rimasti a bocca aperta, gelati da un percepibile imbarazzo. Devono ancora partire gli interventi per la realizzazione dei marciapiedi in via Cappuccini, il restyling di via papa Giovanni XXIII e la mitigazione del rischio idrogeologico di via Turati. Non ci vorrà molto stando alle rassicurazioni ma di fatto i lavori non sono stati ancora eseguiti. Tutto fermo per la riqualificazione del centro storico con i portici da tirare a lucido. Addio al finanziamento regionale per la Villa Comunale dopo che il Comune ha presentato il progetto sbagliato ( il definitivo al posto dell’esecutivo previsto nel bando). La Regione ha annunciato la revoca dei 100 mila euro precedentemente accordati. Un colpo di scena che nessuno si aspettava. Tempi lunghi anche per l’edilizia scolastica. Per il plesso unico scolastico è stata avviata la gara all’inizio dell’anno e bisogna valutare le domande con il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa. Per il Liceo Classico la Soprintendenza ha espresso perplessità riguardo il nuovo progetto ma nessun parere è arrivato. Il Dirigente potrebbe riconvocare le parti. Per la scuola primaria Radice è prevista una modifica al progetto di demolizione e ricostruzione ex novo dell’edificio. Il Comune ha intenzione di ricostruzione l’intero fabbricato fatta eccezione della palestra e delle zone accessorie che saranno oggetto di miglioramento sismico. Modifiche in arrivo anche per la scuola media Ovidio mentre per la scuola primaria di Bagnaturo si sta valutando se confermare l’abbattimento e la ricostruzione, fermo restando il finanziamento. Ore contate invece per i lavori alla scuola Masciangioli dove qualcosa comincia a muoversi. Si sta partendo con la sostituzione della caldaia in attesa dell’avvio degli interventi di ristrutturazione. Cantiere aperto in via Dalmazia per la scuola Capograssi che rappresenta un pò la luce in fondo al tunnel. Anche i lavori per la pubblica illuminazione sono partiti. Insomma tutti i nodi vengono al pettine. Mentre Niccolò parlava, al fianco dell’assessore comunale al ramo Mauro Tirimacco, i volti dei consiglieri di maggioranza impallidivano. Perché se una Giunta tecnica è nata per centrare alcuni risultati, il consuntivo delle cose fatte fa capire che la strada è tutta in salita. I tempi probabilmente si sono allungati per le esigue risorse a disposizione, la carenza di personale, problemi che si sono incancreniti negli anni e non sono stati mai affrontati di petto. Questo va detto per onestà intellettuale. Ma ora serve un’altra marcia per ripresentarsi davanti all’elettorato e vantare qualche risultato importante. Fra due anni alla scadenza naturale del mandato. O forse anche prima. Perché già il panettone torna ad essere a rischio.

Andrea D’Aurelio

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