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SULMONA – Un uomo che ha vissuto principalmente per gli altri. Come quando, di ritorno da un funerale celebrato ad Opi, si è fermato in strada per aiutare un disabile a rimettersi in carreggiata dopo l’abbondante nevicata. Un’immagine che più delle altre fa capire chi era il Maresciallo Fabio Cicone, il 51 enne di Sulmona, trovato morto lunedì sera sulla Majella. Nel giorno dell’ultimo saluto nella gremita Chiesa di Cristo Re è stato il cappellano militare, don Claudio Recchiuti, a ricordare aneddoti e particolari sulla vita di Cicone, la cui morte ha messo in ginocchio l’intera città. Il rito funebre è stato scandito da lacrime, silenzio e raccoglimento. La bara avvolta dal tricolore, i Carabinieri schierati davanti al feretro, le autorità civili e militari in prima fila tra cui il sindaco di Sulmona e il suo cane che è stato presente in Chiesa, senza fare un fiato, per rimanere legato fino all’ultimo con il suo padrone. “Fabio Cicone era uomo giusto, profondamente onesto, che andava fiero dell’uniforme, uomo intelligente, di mente acuta e brillante, persona che si nutriva di emozioni forti, che affrontava la vita a cento all’ora, petto in fuori e testa alta”- ha ricordato il Comandante della compagnia dei Carabinieri di Castel Di Sangro, Fabio Castagna, mentre il generale Carlo Cerrina, comandante della Legione carabinieri Abruzzo e Molise, ricostruendo la carriera del maresciallo sulmonese, ha ricordato che Cicone “aveva tante passioni, la montagna e il suo cane, tra le altre” e poi si dice certo che “madre Maia, la Maiella, che ce l’ha strappato adesso lo ricopre con i suoi fiori come ricoprì suo figlio Ermes ed è ancora qui da noi”. Il feretro esce dalla Chiesa nel silenzio più straziante. I cuori sono addolorati mentre gli occhi, di tutti, sono velati dalle lacrime. Cicone era un uomo che amava la montagna. Scalava le vette. E chissà cosa penserà ora che, a causa della morte, ha battuto il record. E’ arrivato in cielo. La vetta più alta. Un’altra immagine che, forse, può consolare.
Andrea D’Aurelio

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