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SULMONA – Un dolore per tutti, una rabbia condivisa e un pianto unanime. Sulmona abbraccia il suo eroe, l’appuntato Emanuele Anzini, travolto e ucciso ieri in una strada del bergamasco da un’auto che non si é fermata al posto di blocco. E oggi per Sulmona é stato il giorno dello strazio e del dolore. Saracinesche abbassate per il lutto cittadino, folla nella camera ardente allestita in mattinata nella Chiesa di Maria Santissima Ausiliatrice, lacrime e silenzio nella Basilica Cattedrale dove il vescovo Michele Fusco ha officiato il rito funebre davanti a centinaia di fedeli commossi. Il feretro é avvolto da quel tricolore che Emanuele ha sempre difeso con il suo servizio all’arma dei Carabinieri. Sulla bara un cuscino rosso con il cappello da militare e poi una grande foto che lo ritrae con il suo sorriso inconfondibile. In prima fila i suoi familiari (la mamma Eleonora, la figlia Sara, la sorella Catia e la compagna Susanna) ma anche le autoritá civili e militari con il vice sindaco Luigi Biagi, il Presidente del Consiglio Comunale Katia Di Marzio, il Prefetto dell’Aquila Giuseppe Linardi, il Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri e il Sottosegretario alla difesa, Angelo Tofano. A fare da cornice alla celebrazione esequiale sono stati i militari in alta uniforme. “Emanuele é come quelle vergini sagge che si fanno trovare con la lampada accesa. Lui per noi é stata la luce che ha illuminato la strada della legalita. Un esempio di eroicitá quotidiana che non balza agli onori della cronaca”- ha detto il vescovo Fusco nel corso dell’omelia prima del messaggio piú toccante della figlia. “Quelle maledette 2:53 hanno portato via un pezzo del mio cuore. Purtroppo non ti ha salvato l’esperienza, ma ti ha ucciso l’ignoranza. E per questo combatterò, anche perché il mio sogno è quello di entrare nell’esercito”- ha esordito in preda alla commozione.”Un carabinere che sta nelle piazze e nelle strade, quello che se bussi alle porte della caserma apre. Ma poi c’é anche Lele, noi lo chiamavamo cosí. Un ragazzo per bene, che amava la montagna, camminava per mantenersi in efficienza. Era l’uomo delle scelte”- ha concluso Nistri che ha ricordato che anche alle 2,53 di ieri ha fatto l’ultima scelta. Procedere con i controlli per garantire sicurezza. E con quella scelta ha trovato il suo destino, purtroppo troppo crudele. Ma l’esempio che l’appuntato ha dato non puó morire. Alla fine della celebrazione picchetto, preghiera e applausi a non finire per dire a-Dio Emanuele. Una parola scomposta dal dolore ma ricomposta dalla speranza. Andrea D’Aurelio

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