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SULMONA – Si sono presentati davanti al giudice due dipendenti della Magneti Marelli di Sulmona per testimoniare a favore di A.L.C., ex operaio dello stabilimento sulmonese, licenziato dall’azienda dopo essere finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta denominata “La Fenice”, riguardante il traffico illecito di droga e la tentata estorsione. Il 40 enne di Sulmona, difeso dagli avvocati Catia Puglielli e Alessandro Margiotta, si era presentato davanti al giudice assieme ai rappresentanti della Marelli ma il tentativo di conciliazione non era andato a buon fine. Posizioni troppo distanti fra l’ex operaio e l’azienda. Il giudice si era riservato di valutare la causa di improcedibilità. Ordinanza che è stata sciolta tant’è che ieri i due testimoni sono stati sentiti dal giudice. Una deposizione a favore dell’operaio licenziato in tronco dall’azienda. I legali hanno inoltre chiesto di acquisire le dichiarazioni rese dagli stessi test in un procedimento penale dal momento che potrebbero risultare utili. I fatti risalgono a un anno fa quando A.L.C.- secondo la Marelli- avrebbe fraudolentemente tenuto nascosta la circostanza degli arresti domiciliari. Ma il diretto interessato, tramite i suoi legali, ha smontato la versione portata avanti dall’azienda, sostenendo di aver avvertito il suo superiore gerarchico lo stesso giorno dell’arresto. Chi ha ragione? Questo lo deciderà il Tribunale di Sulmona. La sentenza, qualora il giudice acquisirà le dichiarazioni dei test richieste dai legati, potrebbe arrivare già in sede di discussione e quindi nella prossima udienza.

Andrea D’Aurelio

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