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SULMONA – L’associazione degli ex alunni ha chiesto l’accesso agli atti per rendersi conto dello stato dell’arte dell’intera procedura mentre l’altro giorno il vice sindaco con delega ai lavori pubblici, Luigi Biagi, e il Dirigente del quarto settore Gianfranco Niccolò, hanno effettuato un sopralluogo nella sede storica del Liceo Classico di piazza XX Settembre, chiusa da quel maledetto 6 aprile 2009. Dieci anni e mezzo. Troppo tempo. L’obiettivo è quello di rimodulare il progetto per sbloccare una situazione che rasenta il paradosso. Perché per quanto la burocrazia in Italia possa essere lenta, in un decennio non si è riusciti nemmeno a bandire la gara d’appalto e ad avviare i lavori. “Ieri ( l’altro ieri, ndr) c’è stato un sopralluogo con il Dirigente, con il tecnico progettista e le imprese. Abbiamo indicato quali sono le aree per poter fare queste nuove prove che erano previste e che aveva chiesto il Genio Civile più di un anno fa”- ha detto Biagi a Onda Tg che sta cercando di accelerare i tempi sull’edilizia scolastica anche se il Liceo di piazza XX è già finito nelle calende greche. Si perché in base all’esito delle ulteriori prove di carico, che saranno eseguite in alcune aree dell’edificio, si potrebbe addivenire a una rimodulazione del progetto per utilizzare i fondi già in cassa, 4.2 milioni di euro, tenendo conto dell’indirizzo dell’ufficio di Fossa che ha bocciato la richiesta di integrazione di risorse aggiuntive onde evitare di superare la soglia minima prevista dalle linee guida per il miglioramento sismico. Il Comune quindi potrebbe fare un passo indietro, tenendo conto che nei primi mesi del 2019 aveva intimato al progettista di modificare il progetto per alzare il coefficiente di vulnerabilità, pena la risoluzione del contratto. I prossimi passi da compiere dipenderanno quindi dall’esito delle prove, stando almeno all’annuncio del vice sindaco. Nelle scorse settimane la Provincia dell’Aquila si era impegnata alla variazione di bilancio. Dirigente e assessore vogliono assumere una decisione definitiva per non far passare altro tempo e per cercare una via d’uscita onde evitare di generare confusione e malcontenti. Nel frattempo, dopo dieci anni, la sede storica affonda nel degrado.

Andrea D’Aurelio

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