SULMONA – «Vivrò tutta la vita con questo peso». All’indomani della sentenza pronunciata dal Gup del Tribunale di Bergamo, Massimiliano Magliacani, risuonano le parole del cuoco di 34 anni che lo scorso giugno investì e uccise il Carabiniere di Sulmona, Emanuele Anzini, travolgendolo a un posto di blocco in località Terno d’Isola. M.M.C. è stato condannato alla pena complessiva di nove anni di reclusione e, prima della lettura della sentenza da parte del giudice per le udienze preliminari, ha preso la parola per dare un nome al suo fardello interiore. “Vivrò tutta la vita con questo peso, una sofferenza che mi porto tutti i giorni. Non mi perdonerò mai, spero che con il tempo possano farlo loro ( i parenti, ndr)”. Poi si è voltato e ha incrociato lo sguardo di Sara, la figlia diciannovenne dell’appuntato Anzini. Forse, l’investitore pentito , voleva dirlo soprattutto a lei. La giovane di Sulmona non ha provato rabbia in quel momento ma è profondamente umano che il perdono invocato non si può elargire dall’oggi al domani. Perchè a Terno d’Isola la ferita è ancora fresca e il dolore ancora troppo grande. Due famiglie sono segnate da un dramma, completamente diverso evidentemente. Il cuoco è stato condannato dal Tribunale a nove anni di carcere, otto per omicidio stradale aggravato dalla guida in stato di ebbrezza e uno per omissione di soccorso, quattro mesi in meno della richiesta del pm Raffaella Latorraca che ha negato le attenuanti generiche. “La condanna evidentemente severa, seppur accolta con soddisfazione e per quanto possa risultare apparentemente appagante, non lenisce nemmeno in minima parte il profondo dolore che provo per la perdita di mio papà . L’auspicio è che pene così tanto severe possano essere da deterrente di molti affinchè evitino di porsi alla guida sotto l’effetto di alcool e sostante stupefacentiâ€- aveva dichiarato Sara Anzini subito dopo la sentenza che ha chiuso definitivamente il processo penale di primo grado.
Andrea D’Aurelio