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SULMONA – Se sarà o meno un bluff, per dirla con le parole della consigliera regionale Marianna Scoccia, si vedrà nelle prossime settimane se non giorni. Ma la parola magica del primo livello per l’ospedale di Sulmona sta diventando sicuramente un mantra. Sulla bocca di tutti, anche di quelli che non ci credevano e avevano deliberato diversamente, come se la classificazione del presidio azzerasse le problematiche afferenti la sanità intraospedaliera, probabilmente sconosciute a chi oggi è chiamato a decidere e programmare. La cronaca, in effetti, racconta tutt’altro. Dalle infiltrazioni nel nuovo ospedale che hanno provocato laghi e pozzanghere nella struttura di nuova costruzione e fresca di collaudo al caos dei servizi igienici che sta recando non pochi problemi per gli utenti che hanno difficoltà a deambulare. Per chi si reca nell’ex pronto soccorso c’è solo un bagno disponibile, quello per disabili, che si trova vicino al Centro Trasfusionale. E l’altro giorno, con tanto di foto che lo dimostrano, c’è chi non è riuscito a raggiungere il nuovo nosocomio per assecondare le proprie esigenze fisiologiche. E poi c’è la patologia cronica della carenza di personale: oncologia con un solo medico, pediatria con due, pronto soccorso con la metà dei medici in pianta organica e turni di lavoro con una sola unità, Centro Trasfusionale con due tecnici assunti a tempo indeterminato costretti ai salti mortali. Se è vero che la dotazione e le risorse umane di un presidio dipendono dalla sua classificazione, non è certo una dicitura che risolve i problemi se poi ci vogliono anni per autorizzare assunzioni e per bandire concorsi, come nel caso di ortopedia. Ieri il piano della rete ospedaliera è stato presentato al comitato ristretto dei sindaci dall’assessore regionale alla sanità, Nicoletta Verì. Il presidio ospedaliero di Sulmona assume le funzioni di primo livello, in ragione della reiterata richiesta di deroga per il punto nascita, che deve ancora essere formalizzata nel tavolo di monitoraggio. Ma per il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, “non si è parlato di Unità Operative, di modelli organizzativi, di vocazione di presidio e sostenibilità di una proposta così ambiziosa in un contesto di fondo regionale sanitario ridotto di 12 ML e una mobilità passiva che pesa circa 80ML”. La consigliera regionale, Marianna Scoccia, ha fatto notare che “l’assessore Verì, malgrado la promessa di una puntuale illustrazione dei documenti inviati al Ministero, si è limitata ad esporre 6 slides guardandosi bene dal fornire la bozza del nuovo Piano e, nonostante l’esiguo materiale, la commissione è stata chiusa prima che venisse spiegato tutto”. Il timore è che la nuova programmazione si rilievi un bluff per Sulmona e il suo ospedale, anche se la maggioranza in Regione ha più volte rassicurato sulla volontà politica che tiene conto delle peculiarità di Sulmona. Certo è che un ospedale super antisismico che deve ancora essere riempito di personale e di strumentazioni ( la risonanza magnetica fatta autorizzare dall’ex assessore regionale, Andrea Gerosolimo, non può entrare perché la stanza adibita necessita ancora di lavori) è già un “bluff”.

Andrea D’Aurelio

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