SULMONA – Sentenza di non doversi procedere per i due dipendenti comunali, Massimo Del Signore e Roberto D’Aurelio, accusati di aver minacciato il giornalista Patrizio Iavarone, il 16 dicembre 2016, mentre il collega si recava negli uffici di Palazzo San Francesco per ritirare la carta d’identità della figlia. Una vicenda che fece discutere e balzò alla ribalta delle cronache, anche nei mesi scorsi quando i due vennero citati in giudizio dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Sulmona, Stefano Iafolla. Nell’udienza odierna, come avvenne fra l’altro in quella precedente del 22 novembre scorso, Iavarone non si è presentato davanti al giudice di pace. La mancata presentazione della persona offesa, in tal caso, configura una remissione tacita della querela. Per questo il giudice di pace, Concetta Buccini, ha prosciolto i due imputati, assistiti in giudizio dall’avvocato Vittorio Masci. Quel giorno di tre anni fa Iavarone si presentò all’ufficio anagrafe e, stando alla sua denuncia, venne etichettato con parole offensive dai due imputati, uno dei quali in congedo, con frasi del tipo “noi non parliamo più, meniamo e bastaâ€, ti prendo a cazzotti†e “ora facciamo i contiâ€. Il tutto in riferimento all’inchiesta sull’assenteismo a Palazzo San Francesco e alla pubblicazione dei nomi degli indagati ( all’epoca) su alcuni giornali. Iavarone spiegò di non aver riportato i nomi. La situazione quindi degenerò e a difesa del collega intervenne il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, che annunciò l’avvio di un’indagine interna ma anche l’Ordine dei giornalisti per la solidarietà . I due dipendenti dell’anagrafe si sono presentati due volte davanti al giudice di pace per difendersi dalle accuse, sostenendo di aver alzato i toni ma di non aver pronunciato offese tali da configurare minacce anche gravi. Il caso si è chiuso con la sentenza di non doversi procedere dopo la decisione di Iavarone di non presentarsi davanti al giudice di pace. Una vicenda che, al di là del caso specifico, insegna comunque che il rispetto dei ruoli è garanzia di ordine sociale. La disavventura che vede protagonista il collega potrebbe capitare o è già capitata a tanti di noi che hanno affrontato casi e persone senza ricorrere alla magistratura.
Andrea D’Aurelio