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SULMONA – Non ci fu violenza sessuale, come ha deciso il giudice Billi nel decreto di archiviazione per il padre 53 enne, ma il caso continua a tenere banco sui tavoli della giustizia dopo il nuovo filone d’indagine, che sta seguendo la Procura della Repubblica di Sulmona, che ha iscritto nel registro degli indagati entrambi i genitori del 15 enne di Sulmona, lui per aver istruito la prole nella ricerca di filmati pornografici e lei per aver omesso la vigilanza nel momento che il bambino, all’epoca dei fatti, si collegava sui siti pornografici. Il Pubblico Ministero ha provveduto quindi a notificare il provvedimento di indagine al padre 53 enne e alla madre 46 enne, ritenendo che in concorso tra loro, quali genitori, hanno consentito che il figlio minore si intrattenesse nella visione di materiale pornografico, facendo uso di computer da loro stessi consegnatigli avendo il padre fornito le istruzioni per la ricerca di filmati ed avendolo affiancato nella visione mentre la madre, consapevole della situazione, ometteva di intervenire, violando l’obbligo nascente della potestà genitoriale con l’aggravante, per entrambi, di aver provocato un danno grave al minore. Si apre quindi tutta la trafila giudiziaria mentre l’inchiesta sui presunti abusi sessuali del padre nei confronti del figlio minorenne si è chiusa con l’archiviazione del Gip. I fatti risalgono all’estate del 2013 e 2014 ma secondo il giudice non sussistono elementi per portare avanti un’accusa di violenza sessuale, come aveva fatto notare la Procura della Repubblica nella richiesta di archiviazione, depositata dal Sostituto Procuratore Aura Scarsella. L’inchiesta è stata aperta dopo la denuncia della madre del minore che ha contestato all’indagato una serie di reati fra cui violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti, compimento di riti sanatici. Nel gennaio 2016 venne eseguito un incidente probatorio con l’audizione del minore e la redazione di una perizia che non fece riscontrare però degli elementi a favore dell’accusa. Ora l’inchiesta si sposta sulla visione di materiale pornografico che vede coinvolti entrambi i genitori.

Andrea D’Aurelio

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