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SULMONA -  Il giudice respinge la seconda richiesta di archiviazione e chiede nuove indagini sulla morte della 45 enne, Celestina Pacella.  La donna era morta in seguito a un malore in casa di un’amica e la Procura, che aveva aperto un’inchiesta contro ignoti per omicidio colposo, ha chiesto per ben due volte l’archiviazione del procedimento. Nella sua ordinanza il gip rileva che, nonostante ulteriori indagini il contrasto tra il consulente tecnico del pubblico ministero e il consulente tecnico della famiglia della deceduta, sia rimasto inalterato. E che, al momento, “non apparendo chiara e univocamente accertata la causa del decesso di Celestina Pacella, non è possibile escludere la sostenibilità dell’accusa in un eventuale dibattimento nei confronti degli operatori del 118 intervenuti per prestare soccorso alla donna”. Il giudice, sostiene infatti che per consentire agli operatori del 118 l’esercizio di diritto di difesa nelle successive indagini che la procura andrà a eseguire in modo da chiarire definitivamente l’esatta causa del decesso ed eventuali profili di colpa, è necessario che siano tutti identificati.  L’episodio risale al febbraio 2016. L’inchiesta avviata per omicidio colposo, al momento, non vede persone indagate. Anche se sotto la lente di ingrandimento ci sarebbe il personale del 118 che, secondo i familiari della donna deceduta, sarebbe arrivato nella casa di Cantone, dove è avvenuto il malore, a distanza di un’ora dalla prima chiamata di soccorso. Celestina si era sentita male a casa di un’amica che era andata a trovare per congratularsi della recente maternità. Mentre parlavano del lieto evento, la donna ha avvertito fitte allo stomaco. Un dolore via via sempre più forte, tanto da non riuscire quasi a respirare. Così, prima è stato chiamato il fratello, con il quale la 44enne viveva a Stazione di Introdacqua, e poi il 118. Dal racconto dei familiari e dell’amica è emerso che l’ambulanza sarebbe arrivata a Cantone, la piccola frazione che si trova tra Sulmona e Introdacqua, dopo circa un’ora. Ma al loro arrivo per la donna non c’era più nulla da fare. La Procura aveva chiesto l’archiviazione per ben due volte visto che il medico legale incaricato, Luigi Miccolis, aveva escluso una responsabilità degli operatori e dell’equipaggio 118. Il giudice però ha disposto nuove indagini.

Andrea D’Aurelio

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