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SULMONA – A sei medici dell’ospedale dell’Annunziata di Sulmona e a un medico di base sono stati notificati gli avvisi di garanzia dalla Procura della Repubblica di Sulmona che ha aperto un’inchiesta sulla morte della 79 enne di Corfinio, Teodora Vaccaro, morta lo scorsa 4 febbraio nel reparto di rianimazione del nosocomio peligno dopo un’operazione chirurgica e una serie di ricoveri. L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo e colpa medica. I sette avvisi di garanzia sono stati notificati agli indagati per l’accertamento irripetibile dell’esame autoptico che la magistratura ha disposto per far luce sulle cause del decesso. L’incarico sarà conferito domani alle 12,30 all’anatomopaotogo Luigi Miccolis. I medici indagati si sarebbero già difesi sostenendo che la donna, dopo il delicato intervento dell’asportazione del pancreas, aveva bisogno di un’assistenza continua in una struttura sanitaria. L’autopsia domani dirà qualcosa in più sulle cause del decesso mentre ad accertare eventuali responsabilità ci penserà la Procura.

LA STORIA

Tutto è cominciato la sera del 31 dicembre 2019 quando la 79 enne rigurgitava liquido biliare di colore verde con tanto di febbre annessa. Dopo il ritorno in ospedale per gli accertamenti, il giorno 3 gennaio, è stata ricoverata nel reparto di chirurgia per tutti gli esami del caso, dopo essere rimasta in pronto soccorso per sei ore. Il 13 gennaio l’anziana viene dimessa, nonostante la contrarietà del figlio che aveva chiesto esami più approfonditi in ospedale. Le condizioni di salute peggiorano tant’è che l’anziana, dopo la visita della guardia medica di Pratola Peligna il 18 gennaio, viene ricoverata di nuovo nel reparto di ortopedia il giorno dopo, per mancanza di posti letto, dopo un’altra “capatina” di sette ore al pronto soccorso. Da ortopedia viene quindi disposto il trasferimento presso il reparto di medicina. E’ lì che viene riscontrata una piaga da decubito sacrale, con conseguente infezione, unica causa dell’innalzamento della temperatura corporea. Il 28 gennaio, visto il perdurare di un quadro clinico non proprio roseo, la donna viene affidata al reparto di rianimazione. Si apre una speranza per i familiari perché qualche valore comincia a rientrare nella norma. Ma il respiro di sollievo è molto breve. Il 30 gennaio la 79 enne entra in coma dopo un’emorragia cerebrale provocata, molto probabilmente, da una setticemia. Il 4 febbraio il suo cuore ha cessato di battere e ora i familiari vogliono andare fino in fondo sulla vicenda per verificare se, dietro il decesso, ci può essere una negligenza o un’imperizia dei sanitari.

Andrea D’Aurelio

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