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SULMONA – “Ricordare oggi Luigi è un atto di rispetto e di onore a cui non ci si può sottrarre se non al prezzo di una ulteriore grave ferita alla nostra coscienza”. Sono le parole di C.G., dipendente comunale di Palazzo San Francesco, che in una lettera traccia il ricordo di Luigi Paolini, il collega che nel dicembre 2016 morì suicida nel garage della sua abitazione. Entrambi erano finiti sotto inchiesta per l’assenteismo a Palazzo San Francesco ma “dopo un’attesa durata circa un anno”- ricorda la dipendente nella lettera- “( la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico Ministero reca infatti la data dell’11.12.2018 ) il Tribunale di Sulmona, nella persona del G.I.P. Marco Billi, con Decreto n. 40/2019 ha disposto l’archiviazione del procedimento che vedeva coinvolti 14 dipendenti comunali, già additati come furbetti del cartellino. Tra essi, purtroppo, non figura Luigi Paolini, uomo mite e rispettabile, lavoratore attento ed instancabile che da innocente qual era non ha retto al peso delle accuse che gli furono mosse e al clima di sospetto e di gogna che in quel periodo offuscava la città di Sulmona, spingendosi sino all’atto estremo del suicidio. Nei suoi confronti non era stata formulata alcuna imputazione a titolo di danno erariale ma gli veniva contestato esclusivamente il fatto di aver attestato la presenza in ufficio di una collega. Ebbene, dopo accurate indagini ed approfonditi accertamenti processuali, quella collega, per il tramite degli avvocati Carlo M. La Gatta e Gianluca Lavalle, è riuscita a dimostrare la sua assoluta incolpevolezza sia dinanzi alla Procura della Corte della Conti ( Decreto di Archiviazione del 10 gennaio 2018 ) che dinanzi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sulmona”. La donna spiega che l’archiviazione “seppur in modo mediato ed indiretto, restituisce a Luigi Paolini, anche da un punto di vista processuale, quella dignità, quell’onestà e quell’irreprensibilità che hanno sempre contraddistinto il suo agire come uomo e come lavoratore. Il provvedimento giudiziale, pertanto, seppur liberatorio e per alcuni versi risarcitorio delle tante sofferenze patite, risveglia al contempo il dolore di quel giorno nel quale Luigi Paolini lasciò per sempre i suoi cari, i suoi amici ed i tanti colleghi. Ricordare oggi Luigi è un atto di rispetto e di onore a cui non ci si può sottrarre se non al prezzo di una ulteriore grave ferita alla nostra coscienza”- conclude la dipendente nella missiva. Un ricordo doveroso nei confronti di chi, in un’inchiesta che appare decisamente ridimensionata, ha pagato con la vita.

Andrea D’Aurelio

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