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SULMONA – “Ci siamo attivati nei confronti dell’azienda per tentare di trovare delle soluzioni che potessero scongiurare il licenziamento cautelativo del lavoratore”. A parlare la Fim Cisl Abruzzo-Molise sul caso dell’operario della Magneti Marelli di Sulmona, licenziato in tronco dell’azienda, dopo essere stato ristretto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Fenice”. Il sindacato non ci sta a far passare l’idea “di non aver tutelato al meglio il lavoratore” e va su tutte le furie. “Non è assolutamente vero, in quanto appena saputo dei problemi accorsi all’operaio, la Fim Cisl si è immediatamente attivata nei confronti dell’azienda, tentando di recuperare un errore commesso dal lavoratore, forse malconsigliato da qualche legale, in quanto per giustificare la propria assenza aveva inviato un certificato medico. Certamente chi seguiva la vicenda giudiziaria, doveva avvisare l’azienda della situazione del lavoratore e consegnare l’opportuna documentazione”- fanno notare dal sindacato che riprende: “entro i cinque giorni dalla contestazione aziendale per la non presenza a lavoro, è stata fatta una lettera di giustificazioni dallo stesso dipendente all’azienda, lettera non redatta dall’organizzazione sindacale, in quanto non conoscevamo con certezza le motivazioni che lo hanno portato agli arresti domiciliari”. “In questi giorni”- aggiungono dalla Fim Cisl- “contrariamente a quanto dice l’avvocato ( per di più coniuge di un delegato sindacale della Magneti Marelli, non della nostra organizzazione) ci siamo attivati nei confronti dell’azienda per tentare di trovare delle soluzioni che potessero scongiurare il licenziamento cautelativo del lavoratore. L’azienda si è mostrata irremovibile, in quanto l’operaio o chi per lui, non aveva consegnato la vera motivazione dell’assenza, ma un certificato medico attestante la malattia; per tale motivo l’azienda si è sentita tradita nel rapporto fiduciario con il lavoratore”. “Ribadiamo, al di là delle scelte del lavoratore”- concludono dal sindacato- “di essere disponibili a qualsiasi contributo sindacale che possa salvaguardare al meglio gli interessi dell’operaio”.

Andrea D’Aurelio

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