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SULMONA – Un nuovo patto per la salute per garantire un servizio sanitario equo, efficace e solidale. E’ quanto auspicano i medici cattolici in una lunga nomina dove scattano la fotografia sull’attuale sistema sanitario, posto in correlazione con il depauperamento del territorio. I medici cattolici spiegano in particolare che “nella costruzione delle “reti tempo dipendenti” (ictus cerebrale, infarto del miocardio) è stato approvato il superamento del vincolo del “bacino di utenza” nei casi di discordanza tra i tempi di accesso e il tempo raccomandato dalle linee guida e quando i tempi medi di accesso e intervento risultassero eccessivi rispetto alle linee guida, per garantire universalmente livelli adeguati di assistenza e spezzare il circolo vizioso delle disuguaglianze nei confronti del diritto alla salute e alla salvaguardia della vita umana. In alcune aree del Paese (zone di montagna, distanze aggravate da neve e ghiaccio, non omogenea presenza del servizio di Elisoccorso,carenze infrastrutturali) quindi, l’ospedale potrà avere funzione di Spoke (terminale periferico) e sarà dotato di laboratorio di angiografia interventistica-emodinamica per le “Reti tempo dipendenti”(Stroke Unit e Rete Cuore) perché per i soggetti colpiti da ictus cerebrale o infarto del miocardio il tempo è uno spartiacque tra la vita e la morte e può diventare un alleato prezioso o un nemico mortale”. “Chi ha responsabilità decisionali”- concludono- “sempre e in particolar modo nel campo della Salute, senta la cosa pubblica non come convenienza di parte comunque argomentata, ma come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, sia guidato da una forte esigenza etica, sia dotato di coralità, progettualità, lungimiranza, incrementi la capacità di ascolto, dia spazio alla partecipazione e al confronto, ricerchi con forza una auspicata condivisione e sinergia di tutte le categorie interessate su temi che investono la vita di ogni essere umano nella quotidianità, sia testimone di solidarietà, valore essenziale che non ammette il silenzio, la distanza, l’indifferenza”. Come direbbe Manzoni “ne va della vita”.

Andrea D’Aurelio

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