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SULMONA – “Apprendiamo con immenso dolore che la morte del nostro caro congiunto sia stata messa in relazione alla tragedia di Rigopiano. Stupisce che questa correlazione sia stata da taluni ipotizzata in assenza di qualsiasi collegamento diretto e indiretto tra l’attività svolta dal dottor Conti e le vittime di Rigopiano. Tutto ciò aggiunge dolore al dolore. La pubblicazione poi del contenuto delle lettere, tuttora a noi famigliari sconosciuto, ci lascia profondamente colpiti e amareggiati”. E’ quanto dichiarano i famigliari del generale Guido Conti, trovato morto venerdì sera sulla strada provinciale morronese, dopo l’associazione della tragica fine dell’ex forestale alla tragedia di Rigopiano. In una delle due lettere ai familiari, stando al contenuto diffuso da un’agenzia, l’ex investigatore protagonista del processo sulla mega discarica di Bussi sul Tirino, aveva scritto che “da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perchè tra i tanti atti ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo, di cui non so nulla, me per l’edificazione del centro benessere”. L’autorizzazione si riferisce all’ok per la piscina e al rischio frana dell’impianto. Nella lettera Conti prosegue chiedendosi “Potevo fare di più? Nel senso potevo scavare e prestare maggiore attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare quella pratica? Probabilmente no ma avrei potuto creare problemi, fastidi. Vivo con il cruccio”, conclude. Ma l’associazione tra la tragica fine dell’ex forestale e la tragedia di Rigopiano non è piaciuta ai familiari che fanno capire a chiare lettere che tra i fatti non esiste alcun nesso logico.

Andrea D’Aurelio

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