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SULMONA – Il licenziamento intimato al lavoratore è illegittimo. Dovrà essere risarcito. E’ quanto ha stabilito il giudice Alessandra De Marco riguardo la vicenda che vede protagonista A.L.C., l’operaio licenziato in tronco dalla Magneti Marelli di Sulmona dopo essere stato posto agli arresti domiciliari. Il 40 enne di Sulmona, difeso dagli avvocati Alessandro Margiotta e Catia Puglielli, si era presentato già due volte davanti al giudice assieme ai rappresentanti della Marelli ma il tentativo di conciliazione non era andato a buon fine. Posizioni troppo distanti fra l’ex operaio e l’azienda. I fatti risalgono al febbraio del 2017 quando il giovane venne licenziato in tronco dalla Marelli dopo essere stato posto ai domiciliari dall’autorità giudiziaria, nell’ambito dell’inchiesta denominata “La Fenice”, riguardante il traffico illecito di droga e la tentata estorsione. A.L.C.- secondo la Marelli- avrebbe fraudolentemente tenuto nascosta la circostanza degli arresti domiciliari. Ma il diretto interessato, tramite i suoi legali, ha smontato la versione portata avanti dall’azienda, sostenendo di aver avvertito il suo superiore gerarchico lo stesso giorno dell’arresto. Oggi è stata notificata agli avvocati la sentenza del giudice, emessa lo scorso 17 agosto, secondo la quale “si dichiara l’illegittimità del licenziamento al ricorrente e si dichiara risolto il rapporto di lavoro fra la Sistemi Sospensioni e il ricorrente con effetto a decorrere dalla data del licenziamento”. L’azienda invece viene condannata al pagamento di un’indennità risarcitoria omnicomprensiva determinata in misura pari a sedici mensilità dell’ultima retribuzione monetaria. “Sono state affermate le ragioni del lavoratore”- interviene l’avvocato Catia Puglielli senza nascondere la soddisfazione per la sentenza emessa dal giudice e ricordando che la legislazione attuale non consente la reintegra dei lavoratori ( legge Fornero). Per l’avvocato “sarebbe necessario un intervento politico in quanto non è possibile che di fronte all’accertamento di un’idonea condotta il lavoratore venga comunque pregiudicato non potendo rientrare nel posto di lavoro”. Ma sul tema i legali annunciano battaglia presso il giudice di legittimità per affermare un diverso orientamento giurisprudenziale.

Andrea D’Aurelio

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