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SULMONA – «Le parole fanno più male delle botte»: sono risuonate chiare e forti questa mattina, al teatro comunale “Maria Caniglia”, le parole che Carolina Picchio, la ragazza quattordicenne di Novara, che, nel gennaio 2013, a causa delle vessazioni subite in rete da suoi compagni, si è tolta la vita. Sono risuonate forti e chiare nel corso dell’incontro organizzato dall’IIS “Ovidio” e aperto anche agli studenti delle scuole medie della città: “Generazione connessa contro il bullismo e il cyberbullismo”. Ospite dell’incontro è stato il dott. Paolo Picchio, papà di Carolina, che, dal momento della tragica scomparsa della figlia combatte la sua “battaglia”, recandosi nelle scuole per portare la sua testimonianza al fine di educare e sensibilizzare i ragazzi sui rischi della rete e dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Una battaglia dalla quale nel 2017 è nata anche la legge italiana contro tali fenomeni, la prima in Europa. All’incontro ha partecipato il dott. Diego Buratta, formatore impatto esperto in educazione digitale. L’incontro ha seguito quello che si è tenuto ieri nell’aula magna del liceo artistico “Mazara” rivolto a docenti e genitori. La due gironi si inserisce nell’ambito del progetto “Legalità Legal-Mente”, organizzato in collaborazione con l’agenzia di stampa Dire Giovani e con la Fondazione Carolina onlus. All’iniziativa ha preso pare anche Marco Marchesi, giornalista dell’Agenzia “Dire giovani” che ha seguito molti studenti dell’Istituto “Ovidio” in laboratori di giornalismo e in un‘attività di Hackathon dedicati a bullismo e cyberbullismo. Silenzio e commozione di ragazzi e docenti presenti in sala hanno accompagnato la dolorosa testimonianza di Paolo Picchio che ha ripercorso i tragici fatti che hanno portato alla morte di Carolina, ma anche parlato dell’attività che la “Fondazione Carolina” porta avanti in termini di formazione e informazione su un tema così forte tra i giovani, a scuola e in famiglia. «Se vedete, se sapete di casi di ragazzi presi in giro, bullizzati, colpiti», ha detto, tra le altre cose il papà di Carolina, «parlate, trovare il coraggio di portar fuori questo fenomeno. Questi ragazzi hanno bisogno di parlare e di qualcuno con cui parlare. Parlatene con i genitori e con i vostri adulti punti di riferimento e formatevi su questo tema, perché possiate imparare ad usare in maniera consapevole il vostro telefono e ì social media oggi e ad essere adulti e punti di riferimento del domani. Noi come Fondazione ci siamo e siamo pronti a sostenervi, ma voi imparate a volervi bene e a voler bene agli altri. Non coprite questi fenomeni bullismo col silenzio, non siate complici». Il dottor Buratta ha guidato i ragazzi ad una riflessione sul fenomeno, tra contributi video e testimonianze di vittime del fenomeno, focalizzando l’attenzione dei presenti sul’”unicità della persona”. «Ragazzi, siete delle opere d’arte, siete unici nelle vostre diversità», ha detto ai presenti, «rispettate voi e gli altri, ritrovando tempo per voi e per relazioni vere e autentiche, senza affidare le cose più preziose di voi e della vostra vita ad un telefono.» «Questi due giorni», sono le parole della Dirigente scolastica del Polo liceale “Ovidio”, Caterina Fantauzzi, «hanno rappresentato un prezioso momento di riflessione su una tematica, quella del bullismo e cyberbullismo, verso cui il nostro Istituto è molto attento e lavora da anni. La presenza del dottor Picchio, la condivisione del suo doloroso percorso ma anche dell’impegno della “Fondazione Carolina” per la sensibilizzazione e la formazione su queste tematiche è stata una preziosa opportunità per tutti, docenti, genitori e studenti. Il nostro istituto è impegnato in prima linea sul contrasto a questo fenomeno. Il nostro percorso, che quest’anno si è arricchito grazie alla presenza del dottor Buratta e alla collaborazione progettuale con l’agenzia “Dire giovani”, continuerà con passione e impegno anche nel futuro, perché gli studenti, i giovani sono il futuro.» (Red)

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