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SULMONA – Far sentire la presenza dello Stato in un territorio fortemente colpito dall’emergenza incendi. Il Comitato Giustizia per il Morrone scalda i motori e, attraverso il suo portavoce Teresa Nannarone , scrive al Capo dello Stato Sergio Mattarella. L’invito, sostanzialmente, è quello di tornare in Valle Peligna. L’ex assessore provinciale ricorda a Mattarella che, in occasione della visita in città per il Bimillenario ovidiano, lo scorso aprile, “giungendo a Sulmona in elicottero, Ella ha avuto davanti a sé una montagna bellissima, ricca di vegetazione antica e recente, che coronava l’eremo nel quale cercò di rifugiarsi Celestino V dopo la sua rinuncia e dopo aver condiviso, da quel monte, le ansie e le speranze del popolo che si recava a fargli visita prima dell’ascesa al Soglio. Adesso, di quel verde che L’ha accolta, e che è stato il risultato di interventi anche centenari di enti e persone di tutti i livelli (compresi i prigionieri austriaci nella prima guerra mondiale), è rimasto poco e forse un intervento scrupoloso, tempestivo, tecnicamente valido, avrebbe consentito, nelle prime ore dell’incendio di salvare migliaia di ettari di bosco, di macchia e tanti animali”. “Signor Presidente” riprende Nannarone “c’è stato un “prima” della devastazione: prima che gli inneschi, che il Procuratore della Repubblica ha confermato sono stati trovati, venissero collocati senza che nessuno pattugliasse quella risorsa straordinaria; prima che le fiamme raggiungessero la cima senza che i mezzi di contrasto fossero attivati per tempo; prima che le fiamme viaggiassero in linea orizzontale da Pacentro a Roccacasale senza che nessuno intraprendesse il taglio del bosco per realizzare le linee-tagliafuoco, cui si è posto mano solo negli ultimi giorni e solo quando il fuoco ha raggiunto il territorio di Pratola Peligna. Signor Presidente, anche adesso viviamo in un “prima”: perché si parla di rimboschimento e di bonifica. Per il rimboschimento, a poche ore dalle prime fiamme, si è pronunciata la Regione Abruzzo, che ha anticipato che sarebbe stato chiesto ed effettuato in deroga alla normativa che impedisce questo tipo di intervento se non siano compiuti cinque anni dall’incendio; ma il territorio ha espresso fortemente il suo dissenso. Sentiamo oggi parlare di tavoli tecnici, di bonifiche non meglio definite nei modi e nei costi. Per raccogliere le aspettative degli abitanti della Valle Peligna e non far cadere l’oblio su quanto accaduto, ci siamo costituiti nel comitato civico che abbiamo denominato “Giustizia per il Morrone” e che oggi conta oltre 1.200 iscritti. Noi intendiamo muovere tutti i passi necessari affinché le norme di legge siano applicate e non derogate; affinché le indagini siano approfondite come richiede l’accertamento delle responsabilità per un disastro ambientale senza precedenti in Abruzzo; affinché gli interventi successivi a tale disastro non costituiscano il presupposto di violazioni di legge che fungano da battistrada per aggregazioni di potere delinquenziale, volte a sfruttare l’emergenza per impadronirsi di questa zona dell’Abruzzo finora esente da fenomeni di criminalità organizzata. Invochiamo, pertanto il Suo monito, affinché ciascuno, per il dovere che deve compiere, si senta osservato e soggetto solo alla legge dello Stato che Ella rappresenta, e si fortifichi nell’assolvimento di tale dovere. Signor Presidente” conclude torni oggi nei luoghi che ha visitato “appena sei mesi fa, a constatare quanto la nostra gioia di aprire gli occhi sulla Valle Peligna ogni mattina sia stata annientata da un disastro che è stato opera delittuosa, organizzata con accurata strategia, e che potrebbe perpetuarsi nel tempo aggredendo il tessuto sociale e travolgendo le Istituzioni. Torni, dunque: per far sentire la presenza dello Stato; per chiedere a ciascun rappresentante delle Istituzioni quale è il suo contributo a conservare l’Italia come ci è stata consegnata; sotto altro aspetto, per sorreggere l’opera di ciascuna persona di buona volontà perché non si senta mai sola nell’adempiere al proprio dovere”.

Andrea D’Aurelio

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