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SULMONA – Barche, sci, materassi, divani, mobili, motorini, pneumatici, resti di materiali edili e tanto altro ancora. Si allarga la mappa delle discariche abusive in città. E’ quanto è stato rinvenuto in questi mesi lungo le strade e soprattutto le aree verdi e le zone di montagna del vastissimo territorio su cui Cogesa esegue il servizio di spazzamento e raccolta rifiuti. Sui 2mila e 500 chilometri quadrati gestiti per 98mila abitanti è stato recuperato di tutto. In particolare il 2 gennaio scorso solo sul territorio di Sulmona sono state raccolte 49 tonnellate di rifiuti in un giorno, rispetto alle 25 di media. Il fenomeno delle discariche abusive resta uno dei principali problemi connessi alla raccolta differenziata, che per colpa di pochi incivili pesa sulla gestione totale del servizio. A questo proposito Cogesa sta lavorando sulla possibilità di far diventare gli operatori dei “controllori”, in grado di verificare i rifiuti abbandonati in strada, senza dover dipendere dalla Polizia municipale. Finora i controlli sono stati fatti sempre in sintonia con i vigili urbani, coi responsabili delle discariche abusive intercettati da bollette e documenti sanitari rinvenuti tra i rifiuti. I presunti autori del danno ambientale rischiano una sanzione amministrativa che va da 25 a 500 euro (in base all’articolo 7 bis del decreto legislativo 267 del 2000). Eppure esiste da anni il servizio gratuito di ritiro dei rifiuti ingombranti: basta chiamare il numero verde 800.012.490 per vedersi ritirato – sotto casa e senza pagare nulla – di tutto, barche comprese. E soprattutto, senza doversi sobbarcare il peso del grosso rifiuto e doversi muovere nottetempo per abbandonarlo in strada o peggio ancora in campagna o montagna. Sul territorio comunale di Sulmona sono 14 i siti contaminati, stando all’ultimo censimento delle discariche abusive che risale al 2016. La Giunta Casini stanziò 180 mila euro per le prime bonifiche di montagne di rifiuti ingombranti, spesso pericolosi, i cui costi di bonifica lievitano paurosamente: secondo una stima, infatti, occorrerebbero circa tre milioni di euro.

Andrea D’Aurelio

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