SULMONA – Il consigliere Bruno Di Masci si fa avanti per richiedere un Consiglio Comunale straordinario, gli albergatori insorgono e chiedono ai consiglieri comunali di evitare l’ennesimo commissariamento, mentre spunta all’ultimo minuto l’ipotesi di una mozione di sfiducia per il sindaco. L’effetto elezioni incide e come sulla tenuta della Giunta Casini. Per il sindaco arriva il momento della resa dei conti. Non si può dire che il lungo day after del voto sia stato tranquillo per la Casini e la sua maggioranza, quella almeno che è rimasta in piedi. All’indomani delle elezioni regionali sono ripartite le trattative per sciogliere il Consiglio Comunale ma né da una parte ( minoranza) né dall’altra (maggioranza) i consiglieri sarebbero disposti a rassegnare le dimissioni contestuali. La prima fumata nera c’è stata qualche giorno fa quando l’appuntamento delle ore 10 a Palazzo San Francesco è saltato. Mancava all’appello il consigliere Fabio Pingue, passato all’opposizione, che ha messo sul tavolo l’ipotesi di un commissariamento lungo per arrivare al voto con un centrosinistra ricompattato. Perché è inutile nascondersi dietro a un dito. Se si va al voto subito ( il Consiglio Comunale deve sciogliersi entro il 24 febbraio) il Comune passerà nelle mani della Lega o dei gerosolimiani, gli unici che partono in vantaggio e sono in grado di affrontare una imminente competizione elettorale. Di Masci, come del resto altri componenti della minoranza, chiedono la resa dei conti in Consiglio. Basta calcoli e telefonate. Ognuno deve dire la sua. Una scelta, quella del Consiglio comunale straordinario, che mette d’accordo anche una parte dell’ormai ex maggioranza che conta al momento sette consiglieri contro i nove di opposizione. Non è escluso che in quel Consiglio, sempre se sarà convocato prima del 24 febbraio, potrebbe essere discussa una mozione di sfiducia per il sindaco, Annamaria Casini. Se l’opzione delle dimissioni in blocco non riesce a radunare nove consiglieri, quella della mozione potrebbe essere la strada più trasparente per una forte assunzione di responsabilità di fronte la città . O dentro o fuori. O a favore del sindaco o il ritorno del Commissario. Per lo scioglimento del Consiglio anche lì servono nove voti. E non è escluso che la mozione potrebbe essere presentata anche da qualche consigliere di maggioranza ma il condizionale è d’obbligo. Come pure ha preso piede l’ipotesi che siano i consiglieri gerosolimiani a staccare la spina ma al momento non si è parlato di questa iniziativa politica nei tavoli che contano. La Casini resta in bilico. E questa volta dovranno essere i consiglieri a decidere il da farsi perché le terze dimissioni, stando almeno alle promesse del sindaco, non ci saranno.
Andrea D’Aurelio