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SULMONA – “Per le ragioni storiche, geografiche, culturali e di impegno pastorale, perché non si smantelli l’ultimo, per non dire unico, baluardo di difesa che è la Diocesi per questo territorio, si chiede con fermezza che essa resti così com’è, nel rispetto della sua vita, lunga ben 1526 anni”. E’ quanto chiedono il vescovo Angelo Spina e i membri del Colleggio dei Consultori, alla luce della riforma delle diocesi in Italia che prevede la fusione o l’accorpamento della Chiese particolari al di sotto dei novantamila abitanti. “È vero, la Diocesi di Sulmona-Valva è di poco al di sotto dei 90.000 abitanti, ma si tratta di una Diocesi ricca di storia, di cultura, sita in una terra di Santi tra i quali l’Eremita-Pontefice Celestino V. Essa si trova in un territorio, il Centro Abruzzo, con grandi potenzialità, ma impoverito per un preciso e calcolato disegno politico, che lo sta rendendo sempre più periferia geografica e soprattutto periferia esistenziale”, fanno notare il presule e i sacerdoti. “Questo territorio trascurato e dimenticato manca di lavoro e le nuove generazioni, prive di speranza, sono costrette a trovare fortuna altrove. Da qui il calo demografico. Territorio povero il Centro Abruzzo e l’impoverimento si concretizza anche con la soppressione imminente del Tribunale pur con la presenza di un Carcere di massima sicurezza, il ridimensionamento dei presìdi ospedalieri molti dei quali destinati alla chiusura, con le fabbriche del boom economico dismesse, i loro capannoni vuoti simili a cattedrali nel deserto, con le crescenti sacche di povertà materiale, terreno fertile per la povertà morale”, incalzano i prelati che aggiungono: “la Diocesi di Sulmona- è l’unico presidio rimasto ad alzare forte la voce, a gridare di non perdere e non far perdere la speranza”. In base alla riforma delle diocesi, nella regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, l’unione possibile potrebbe essere quella fra le diocesi di Isernia-Venafro e Trivento e Sulmona-Valva- Avezzano.

Andrea D’Aurelio

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