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SULMONA – La conta dei danni cresce a vista d’occhio. Ieri erano 450. Oggi sono diventati 600 gli ettari di bosco distrutti dalla fiamme dopo l’incendio divampato domenica pomeriggio sul Morrone. I dati, approssimati per difetto, restano allarmanti come paradossali sono i costi che si celano dietro un’emergenza del genere. Se si considera che il costo di un canadair per un’ora di lavoro si aggira attorno ai 20 mila euro, le stime approssimative sul business del fuoco fanno rabbrividire. La media è di dieci interventi al giorno anche se nelle prime 72 ore della gestione dell’emergenza più volte i canadair sono finiti in manutenzione e hanno interrotto le loro attività. Sono stati spesi al momento almeno 200 mila euro al giorno per un totale di 600 mila. Un salasso dovuto purtroppo al fatto che l’Abruzzo non ha una propria flotta aerea, al pari di altre cinque regioni italiane (Sicilia, Basilicata, Marche, Molise e Umbria), che devono ricorrere a piloti privati. I costi dunque restano abnormi se si considera che i lanci di acqua e schiuma dai canadair non vanno a buon fine per il fronte frastagliato della montagna, il vento che tira e il fumo che si alza. La mappa dell’incendio sul Morrone, secondo la planimetria fornita dalle forze dell’ordine, conta all’incirca una ventina di focolai, alcuni spenti altri ancora accesi. Tra i punti critici la zona Vicenne, Mandra Castrata dove 20 anni fa ci fu l’eccidio e la parte alta del Morrone che in linea d’aria confina con Sant’Eufemia a Majella e Roccacaramanico.

Andrea D’Aurelio

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