banner
banner

SCANNO – Si sarebbe preso i soldi, circa 80 mila euro, delle tasse comunali e si sarebbe pure autoassegnato, in aggiunta al proprio stipendio, una serie di indennità che non gli spettavano raggranellando così altri 17.500 euro. Con l’accusa di peculato continuato, il Gup del Tribunale di Sulmona Giuseppe Ferruccio, ha rinviato a giudizio questa mattina C.S., ex responsabile dell’area finanziaria dei comuni di Scanno, Introdacqua e Rocca Pia. Il ragioniere dovrà comparire davanti al giudice il prossimo 24 marzo. Tutto è partito dalla denuncia dell’ex primo cittadino di Scanno, Pietro Spacone, a settembre del 2017 in merito a un presunto ammanco nelle casse comunali. I Carabinieri della compagnia di Castel Di Sangro hanno sentito numerosi dipendenti dei Comuni di Scanno, Introdacqua e Rocca Pia, dove il ragioniere svolgeva l’incarico di responsabile dell’area finanziaria e hanno eseguito perquisizioni negli uffici e in casa dell’imputato. Secondo quanto emerso, il funzionario nel biennio 2016-2017 si sarebbe appropriato di circa 80.000 euro in contanti, sottraendoli dalle casse del Comune di Scanno. Il denaro era provento di tributi vari (pagamento di parcheggi comunali, utilizzo del palasport, scuolabus, pagamenti di pubblicità e affissioni, occupazione di suolo pubblico, occupazione delle aree di mercato, proventi contravvenzionali, diritti di urbanistica e di segreteria). Inoltre, sempre secondo l’ipotesi d’accusa, il ragioniere, approfittando del proprio incarico, si sarebbe appropriato di 17.500 euro, sempre in danno del Comune di Scanno, assegnandosi in aggiunta al proprio stipendio una serie di indennità non spettanti. Per il 61 enne scattò l’arresto ma si aprì anche il filone contabile dell’inchiesta. A settembre 2018 la Corte dei Conti lo ha condannato al pagamento, a favore del comune di Scanno, della somma complessiva di 80.280 euro, oltre agli interessi legali. Ora l’ex funzionario dovrà affrontare il processo per peculato, assistito dagli avvocati Benigno D’Orazio e Alessandro Margiotta, che già all’epoca dei fatti stavano valutando una strategia difensiva che prevederebbe la chiamata in correità di terze persone.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento