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SULMONA – Nuova stagione per la sanità? In realtà sembra un copione già visto, stando almeno alle prime battute. Tutti vogliamo programmare e rivedere, tenendo conto delle esigenze e delle peculiarità dei singoli territori. Ma alla fine nessuno fa. O meglio nessuno si muove come dovrebbe. Perché agli utenti poco importa la classificazione dei presidi ospedalieri, di che colore è il governo regionale di turno, quali sono le linee ministeriali. I cittadini, come è giusto che sia, chiedono e ora pretendono l’erogazione dei servizi, tanto dentro quanto fuori l’ospedale. La carenza di personale non può essere una criticità che deve riguardare l’utente tanto da giustificare un eventuale interruzione del pubblico servizio. Come pure la sintonia fra la sanità all’interno dei presidi ospedalieri e quella territoriale è rimasta tale solo sulla carta, senza avere effetti concreti. Eppure è stata al centro di tutti i buoni auspici, nelle ultime campagne elettorali e non solo. E per la riorganizzazione della rete ospedaliera torna ad alzare la voce il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, che accusa la Regione di “assordante silenzio”. “Sul banco di prova dei fatti nè il Dea di I livello ne’ il punto nascita sembrano essere tra le risoluzioni previste per la sanità peligna. La Regione non ha neanche, ancora, incontrato i territori per un confronto su questa importantissima problematica. Ci saremmo aspettati almeno una riunione nell’ambito di una seduta di Comitato Ristretto dei Sindaci”- interviene la Casini senza usare mezzi termini sottolineando pure che “è la politica oggi che deve dare risposte, anzi deve rispettare il patto con gli elettori della Valle Peligna, che hanno creduto alla promessa di una politica in discontinuità”. Parole che hanno provocato subito le prime reazioni non dai rappresentanti in Regione, che indirettamente sono stati chiamati in causa, ma dai consiglieri di minoranza. A rispondere al “sindaco in scadenza” è stato per primo il consigliere Fabio Pingue secondo il quale la Casini “dovrebbe preoccuparsi di esercitare le sue funzioni in questi pochi mesi che l’asse Gerosolimo-Di Masci ha ancora consentito ad accordarle, prima di condannare il suo mandato alla inevitabile, anticipata fine. Utilizzare il delicato argomento sanità come vetrina per ottenere, di tanto in tanto, qualche riga sulla stampa locale, non è esattamente il massimo che ci si sarebbe aspettato dalla Casini. È opportuno ricordarlo, lei ha voluto l’istituzione di un’apposita commissione consiliare sul tema -di cui ha, peraltro, preteso la presidenza- e che ha poi lasciato languire in totale carenza di attività, fatte salve le rare iniziative intraprese dai consiglieri”. E Pingue ricorda pure le alleanze della campagna elettorale per le regionali che portano il gruppo di Avanti Sulmona ad abbandonare definitivamente la coalizione civica. La botta finale la dà la consigliera Elisabetta Bianchi che ha in Regione il “suo” Presidente, visto che alle regionali ha appoggiato Fratelli d’Italia, meglio ancora l’assessore Guido Liris e l’asse dell’europarlamentare Fitto. “Sconclusionata ed inaccettabile la reprimenda del Sindaco Casini sulla programmazione sanitaria regionale nel bacino di Sulmona. Dimentica il Sindaco Casini che la sua maggioranza ha approvato l’attuale assetto del presidio sanitario facendo perdere all’intero territorio anni di proficua programmazione e condannandolo all’emarginazione. La commissione sanità da lei presieduta non viene convocata oramai da mesi”- ricorda la Bianchi che torna a chiedere una seduta di commissione per “aggiornare la posizione della città di Sulmona”, rimproverando la Casini di condurre una partita in solitaria “esclusa da ogni proficuo ragionamento politico – amministrativo per sua stessa ammissione ed incapace di compulsare i lavori del comitato ristretto dei sindaci in ambito ASL ove siede non con orde di barbari ma con i sindaci Biondi e Caruso, quest’ultimo peraltro della sua stessa famiglia politica”. E poi c’è quello che si vede e i politici non dicono. Prestazioni prenotate che saltano per sistemi di organizzazione interna, reparti con una sola unità che vanno avanti e stringono i denti, medici che vanno in pensione e vengono rimpiazzati dopo anni. Primo livello e punto nascita tutti d’accordo. Ma la programmazione deve andare di pari passo con gli interventi immediati, per risolvere carenze e criticità annose. Perché poi si rischia di avere un ospedale nuovo e antisismico, classificazione al top, reparti salvi ma senza gli utenti. Non sia mai.

Andrea D’Aurelio

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