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SULMONA – Non cambia nulla all’esito degli interrogatori di garanzia per tre dei quattro giovani di Sulmona che sono rimasti coinvolti nell’inchiesta denominata “Tallone d’Achille” riguardante il traffico di droga tra Chieti e Pescara.  Per F.G., E.D.C. e A.D.C. permane l’obbligo di dimora. Tutti e tre non potranno uscire di casa dalle 22 alle 6. Ma il Gip del Tribunale di Chieti, dopo aver recepito il parere del Pm, ha concesso a E.D.C. il permesso di poter incontrare i figli in determinati orari come pure di accompagnarli a scuola. Per il resto le istanze di revoca o sostituzione della misura cautelare, presentate dagli avvocati Stefano Michelangelo e Giuseppe De Chellis, sono state rigettate. Resta agli arresti domiciliari G.G, difeso dall’avvocato Guido Colaiacovo, che ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame avverso la misura cautelare degli arresti domiciliari. L’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Chieti, Questura di Chieti e Guardia Di Finanza, ha consentito di individuare e disarticolare tre diversi sodalizi criminali, composti da italiani e albanesi, che operavano nelle province di Chieti, Pescara e L’Aquila: uno con base a Bucchianico, il secondo specializzato nello spaccio alla “movida” a Chieti Scalo ed il terzo pescarese. I fatti risalgono allo scorso anno e per quanto riguarda i quattro giovani del posto l’attività d’indagine ha visto la stretta collaborazione tra la Squadra Anticrimine del Commissariato e la Questura di Chieti. I sulmonesi sono stati incastrati dalle intercettazioni telefoniche. Nel mirino degli investigatori sono finiti alcuni viaggi che i quattro, a vario titolo, avrebbero fatto a Chieti per l’approviggionamento della droga finalizzato allo spaccio. E l’unico arrestato di Sulmona non è che ha avuto un ruolo marginale nella vicenda, stando almeno al capo d’imputazione. Sarà la magistratura ora a scandagliare le singole posizioni.

Andrea D’Aurelio

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