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SULMONA – “Appare evidente che l’unico elemento di novità ha costituito una conferma del quadro indiziario già emerso a carico degli indagati”. E’ quanto si legge nell’ordinanza del Gip del Tribunale di Sulmona, Marco Billi, che ha rigettato l’istanza di revoca o sostituzione della misura cautelare per la famiglia rom finita dietro le sbarre con l’accusa di tentato omicidio e usura. L’incidente probatorio dello scorso 21 gennaio è quindi servito per cristallizzare la prova. La parte offesa ha confermato il quadro accusatorio emerso dalle indagini, di essere stata aggredita con una chiave inglese dalla 69 enne finita in carcere. Resta in piedi anche l’accusa dell’usura che coinvolge la donna e gli altri tre componenti della famiglia rom (D.R.S di 45 anni, S.B di 43 anni, S.L. di 22 anni, M.L. di 69 anni). Le prove quindi sono state blindate in attesa del processo per i quattro indagati che al momento restano in carcere. La difesa invece ritiene che le dichiarazioni rese dalla parte offesa non siano poi così chiare. Ma le istanze sono state rigettate. Uno spiraglio potrebbe aprirsi solo per il più giovane, S.L., visto che il PM ha espresso parere favorevole alla misura degli arresti domiciliari laddove venga indicato un luogo diverso di esecuzione della misura del tutto distante da Sulmona. Le testimonianza della proprietaria dell’autolavaggio è stata quindi giudicata attendibile dal giudice Billi e potrebbe complicare la posizione anche degli altri indagati per usura, fra cui l’ex Dirigente Scolastica e l’agente assicurativo. Tornando alla vicenda dell’autolavaggio, le indagini effettuate dalla Squadra Anticrimine del Commissariato di Sulmona, coordinata dall’ispettore superiore Daniele L’Erario, hanno stabilito che alla base dell’aggressione c’è un prezzo non onorato, circa 19 mila pagati dal 2014 quando il debito ammontava a circa 3 mila euro. L’interesse usuraio si attesta quindi intorno al 20%. Ma quando la famiglia della vittima ha cominciato a opporsi sono partite botte e minacce. La responsabile della brutale aggressione, accecata dalla rabbia, si è presentata nell’autolavaggio gestito da un’altra donna, di nazionalità straniera, dove sarebbe scoppiata una forte lite sfociata nell’aggressione a colpi di chiave inglese. Una scena da far west chiusa con il danneggiamento anche di un’altra auto che si trovava in quel momento nell’autolavaggio. La Procura, con l’incidente probatorio, ha messo le prove in cassaforte.

Andrea D’Aurelio

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