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SULMONA – “Ogni passo è calibrato. Non pensi a cosa fai domani. Ma pensi a dove poggi il piede. Se stai in una superficie abbassata o rialzata. Se c’è il brecciolino o la strada normale”. Già a sentirlo parlare Dimitri, l’ipovedente aquilano di 34 anni dipendente del carcere di Sulmona, si percepisce il disagio e l’imbarazzo di chi per raggiungere il posto di lavoro deve subire non poche peripezie. Quello che agli occhi del mondo sembra scontato, normale o banale, non lo è più. Anche il semplice camminare, fare la spola da un luogo a un altro, spostarsi con i mezzi pubblici assume un valore significativo. E quando Dimitri nel mese di luglio ha ricevuto la notizia della soppressione della corsa che dalla stazione ferroviaria porta al carcere di via Lamaccio, gli è caduto il mondo addosso. “Per un problema burocratico ho scelto Sulmona come luogo di lavoro, un’occasione che mi è capitata come una manna dal cielo dopo l’incidente di mia moglie anche se poi ho scoperto, a mie spese, che non era collegata benissimo. Devo prendere quattro mezzi per recarmi al lavoro. E basta che ne perdi uno e sei costretto a prendere i giorni di ferie”- racconta Dimitri- “non mi sembra giusto mettersi in ferie non perché non vuoi andare al lavoro ma perché non ci puoi andare”. Poi la doccia fredda della riorganizzazione degli orari dei bus urbani e la soppressione della corsa per il carcere. “Ero disperato e pensavo a come arrivarci. A piedi non potevo camminare visto che la strada è bruttissima. Per fortuna ho avuto i colleghi”- continua Dimitri soddisfatto per il ripristino della fermata. La buona notizia gli è arrivata da Onda Tg qualche giorno fa all’esito del sopralluogo che il vice sindaco della città di Sulmona, Luigi Biagi, ha effettuato nei pressi di via Lamaccio assieme a un funzionario di Palazzo San Francesco e al Direttore della struttura penitenziaria, Sergio Romice. Il percorso della linea C1 sarà quindi esteso con il ripristino della fermata all’ingresso del carcere perché ogni riorganizzazione deve tener conto delle esigenze dei più deboli. La morale è doppia. Per chi amministra e per chi dà molte cose per scontato, come se nella vita tutto fosse dovuto.

Andrea D’Aurelio

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