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SULMONA – “Oggi sono felice, sono serena, ho ripreso a vivere con gioia e parlo a tutti della terapia del dolore che ho sperimentato e che mi ha fatto tornare a essere quella persona energica e volitiva che ero prima che cadessi preda dello sconforto a causa del dolore che mi ha tormentata per vent’anni”. A raccontare la sua storia sul sito della Fondazione Isal è Rossella, 45 enne di Sulmona, che grazie alla Fondazione ha ritrovato il sorriso dopo vent’anni di sofferenza inutile. La sua storia, che ci piace raccontare nel giorno della passeggiata in bici contro il dolore, dimostra che si può guarire e che anche la sana informazione può “salvare” una vita. Rossella ha conosciuto la Fondazione Isal dopo aver ascoltato una nostra intervista. Ma andiamo con ordine.  La sua storia comincia nell’estate 1996. L’anno precedente era stata operata per un tumore al cervello. Il neurochirurgo, prima che entrasse in sala operatoria, confessò a lei e ai suoi familiari che nonostante il tumore fosse benigno, la sua posizione all’interno del cranio era particolarmente pericolosa, per cui poteva esserci il rischio di serissime complicazioni. Insomma poteva rimetterci la pelle. L’intervento, fortunatamente, andò bene.  Passarono però solo pochi mesi e Rossella cominciò ad accusare un dolore assai strano che, a dire il vero, non sapeva nemmeno dove localizzare.  Doveva essere operata ancora una volta, e poi un’altra ancora. Fortunatamente, dopo il terzo intervento il tumore cerebrale non crebbe più, ma il dolore aumentò progressivamente. Cominciò  a girare in tutti gli studi specialistici: ortopedici, neurologi, psichiatri, psicologi, reumatologi, omeopati.  Qualche medico era arrivato ad asserire perfino che le cure su di lei non potevano avere effetto perché era pazza e la sua malattia era la depressione.  Rossella voleva farla finita. “L’idea del suicidio alla fine era diventata una sorta di consolazione; se non c’era nulla da fare, era meglio finirla una volta per tutte. Arrivai a pensare che non valesse più la pena di continuare a vivere”- scrive Rossella.  Ma per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte. Arriva la svolta. “L’anno scorso, ad aprile, accadde una cosa straordinaria; parlando con mio padre, venni a conoscenza di un medico che si occupa di terapia del dolore: lo aveva visto in una trasmissione televisiva locale mentre parlava della Fondazione ISAL”- prosegue Rossella riferendosi alla nostra emittente. Inizia una nuova cura. E così come mi era stato anticipato nel corso nella visita, comparirono alcuni fastidiosi effetti collaterali; ma doveva resistere e andare avanti se voleva far scomparire il mio dolore. Dopo 15 giorni, gli effetti collaterali scomparirono e il dolore con loro. “Ora non faccio che parlare bene di chi mi ha guarito e anche della Fondazione ISAL, di cui sono diventata una convinta sostenitrice. E lo faccio per dire a tutte quelle donne (in Italia sono oltre 3 milioni) che a causa delle malattie dolorose più disparate vivono la loro sofferenza di nascosto e in profonda solitudine, di uscire allo scoperto e di non vergognarsi a chiedere aiuto”- conclude Rossella. Una storia che commuove  ma che lancia anche un segnale di speranza. Guarire si può. Sempre.

Andrea D’Aurelio

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